Adesso è ufficiale: la stagione della Fiorentina è stata una delusione cocente. La Conference League poteva svoltare l'annata e il futuro di questa squadra, invece è stata la ciliegina su una torta amarissima. 

 E se ci si deve accontentare per l'ennesimo anno di giocare la Conference League beh, viene da dire: facciamoci una domanda e diamoci un paio di risposte. La porta a casa l'Olympiakos, che per carità è una buona squadra, ma nulla di fantasmagorico. La Fiorentina si colloca sotto questo livello. Lottare un altro anno a livelli del genere vuol dire rimanere nell'anonimato più totale. Almeno per quanto concerne l'Europa. 

In campionato un altro ottavo posto che urla vendetta. In un annata in cui in Champions ci vanno in cinque, l'obiettivo minimo era almeno l'Europa League. Almeno. Niente da fare. Considerando che a metà stagione questa squadra era quarta. Poi gli innesti di Belotti e Faraoni che hanno cambiato… nulla. 

Sul banco degli imputati ci sono tutti, dalla proprietà al giocatori, fino a Italiano che nel post partita si è lasciato andare a un: “Abbiamo dato tutto quello che avevamo”. E se questo, Vincenzo, era tutto quello che avevate, è stato un miracolo arrivarci ad Atene. Non si affrontano così le finali, non si lotta così per portare a casa una coppa. Il campo ha parlato: alea iacta est. Oggi è il giorno dopo e guardando a qualche ora fa, ci si rende conto di come sia arrivata una sconfitta inaccettabile. 

Un nuovo record di cui la società potrà vantarsi: arrivare in tre finali e perderle tutte. Primi per bilancio, infimi per risultati sportivi. Una delusione che ha nomi e cognomi
Quando una squadra con il centravanti incontra una squadra senza centravanti, quella senza centravanti è una squadra mo...

 

 


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