Il procuratore fiorentino Giulio Dini, nel proprio editoriale per Tuttomercatoweb.com, torna sulla sconfitta della Fiorentina con la Juventus sottolineando vari aspetti della battuta d'arresto della squadra di Italiano ed esprimendo varie perplessità sulle scelte del tecnico viola. 

“Da oggi la mia relazione con Vincenzo Italiano si complica - temo - irreversibilmente. Lui ancora non lo sa ma, come in tutti i rapporti, l’altro è sempre l’ultimo a saperlo. Gli amori, si sa, se non si alimentano poi si sfibrano, soprattutto se uno rifiuta sistematicamente il confronto. Di Italiano ho amato il coraggio, la dedizione assoluta per la sua idea e la capacità di coinvolgere la sua squadra riuscendo a tenerla in gara fino al fischio finale. La voglia di giocarsela per vincere, anche con sfrontatezza, è stata la scintilla iniziale che ha fatto breccia negli animi feriti da anni di delusioni”.

Quindi Dini prosegue: “In una relazione, però, si deve crescere, perché le situazioni, le esigenze ed i problemi cambiano durante il cammino sì che, per continuare insieme, bisogna avere disponibilità ad ascoltare e non chiudersi a riccio. E invece Vincenzo rifiuta qualsiasi pensiero critico e chiude ad ogni osservazione ripetendo che ha giocato due finali. Al di là della metafora, contro la Juventus, la squadra, in uno stadio praticamente pieno, scende in campo con 4 innesti che faccio fatica a comprendere e che se fossi un giornalista vorrei che il mister giustificasse”.

Poi aggiunge: “Per me Milenkovic, anche se in fase negativa, le gioca tutte. Inspiegabile Barak - che gioca col tacco 12 - e Kouame. Il migliore dei “nuovi “ è Mandragora che comunque non cancella la voglia di vedere in campo il Duncan di questa stagione. Come sempre più che il nostro gioco, si fa il gioco di Allegri che non si vergogna a stare con 11 uomini sotto palla aspettando che il campo si apra. Candidamente dichiara, infatti, che con la Fiorentinase superi la prima pressione trovi il campo aperto”. E la Juve sa giocare compatta dietro, quasi insuperabile sui palloni alti.

E ancora: “Per vincere senza rinnegare il proprio credo la Fiorentina dovrebbe riuscire ad entrare dentro attraverso scambi stretti. Magari alternandoli con qualche verticalizzazione per essere meno prevedibile. E invece la squadra si ostina a buttare cross nel mezzo senza che le punte riescano a prenderne una. La Juve ringrazia, è il gioco che si aspetta e che predilige. Così è stato anche in passato ma evidentemente non se ne vuole far tesoro. Quando all’89’ Italiano fa entrare Mina come centravanti aggiunto, certifica la sterilità del proprio gioco, mai volto a valorizzare le caratteristiche delle prime punte, ammesso che per questo Nzola si possa parlare di attaccante. Nessuna variazione sul tema ed una difesa che ormai si fa trovare troppo spesso impreparata”.

Infine: “Non so cosa Italiano avrebbe detto in sala stampa ma posso immaginarlo. La stagione viola si ridimensiona, forse oltre i demeriti. Più concretezza e meno astrattezza. Questo potrebbe essere lo slogan per il futuro. Per chi ha orecchi da intendere, però”.


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