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Vi ricordate Federico Carraro? Talento della Fiorentina Primavera nei primi anni 2010, ora il trequartista ha 33 anni e gioca ancora, al Gubbio. In un'intervista a Lagiovaneitalianews.it, ha raccontato della sua avventura in viola.

Il racconto da ex viola di Federico Carraro

“Decidemmo di accettare la proposta della Fiorentina, fu un gran passo perché a 14 anni non ti rendi ancora conto di tutto, ma vivere da solo in convitto, lontano dalla famiglia, ti forma tantissimo. Giocare per una società di Serie A, con un settore giovanile organizzato, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto. Non ho avuto grandi difficoltà ad ambientarmi”.

“La Primavera grande vetrina. Grato a Buso, abbiamo vinto una Coppa all'Olimpico con 25mila persone”

Sulla Primavera viola: “In quegli anni era davvero una vetrina importante. Vincemmo la Coppa Italia contro la Roma, con 15000 spettatori al Franchi e 25000 all’Olimpico. Erano anni bellissimi: c’era grande attenzione verso il nostro gruppo. Mi sento particolarmente grato a Renato Buso. Mi ha allenato per quattro anni e mi ha insegnato molto, con lui ho condiviso un percorso importante. Dice che ero estroverso e sempre al centro dell'attenzione? Sì, è vero, ai tempi ero così. Mi piaceva essere protagonista e cercavo attenzioni. Oggi ho una testa completamente diversa”.

“In panchina a Monaco e a Liverpool, incredibile. Gli esordi in prima squadra…”

Sull'esordio in viola e sui momenti in prima squadra: “Era il penultimo anno, da gennaio in poi ero sempre con la prima squadra. Avevo 17 anni all’esordio al Franchi: l’ansia c’era, ma allo stesso tempo ero un po’ spavaldo, quindi non l’ho sentita come forse l’avrebbe sentita un altro ragazzo. Quei cinque mesi sono stati davvero formativi: ho giocato due partite di Coppa Italia contro Chievo e Lazio, poi ho fatto il mio esordio in Serie A con il Bari. Inoltre la Fiorentina era in Champions League, quindi sono andato in panchina a Liverpool e a Monaco contro il Bayern. Per un ragazzo di 17 anni sono stati mesi davvero intensi. Chi mi ha aiutato di più? Tutti, davvero. C’erano molti italiani in squadra in quel periodo e tutti mi hanno dato una mano: Montolivo, Natali, Dainelli… ragazzi che mi davano sempre un consiglio. Tra quelli del mio ruolo, però, c’era Adrian Mutu, che mi stava sempre vicino e credeva in me. Era un ragazzo d’oro”.


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