Capuano: "L'Italia sulle spalle di Kean, che è un rimpianto per molti". Ma solo un anno fa definiva "capolavoro" la sua cessione dalla Juventus alla Fiorentina

Quest'oggi sulle colonne di Panorama il giornalista Giovanni Capuano, che segue da vicine le vicende legate alla Juventus, ha commentato la decisiva doppietta del centravanti della Fiorentina Moise Kean nel rocambolesco 4-5 dell'Italia contro Israele.
“I giorni del castigo e dell'esclusione dal ritiro della nazionale Under 21 e poi del purgatorio prima di rientrare in quella maggiore, guidata allora da Roberto Mancini, sono ormai lontani. E non solo perché dal 2019 sono trascorsi sei anni tondi, che per un ragazzo classe 2000 rappresentano un pezzo di vita che coincide con l'epoca della maturazione. Sono lontani perché Moise Kean non è più da tempo quel giovane talento dal comportamento un po' così, quello dei post social da Coverciano con l'inseparabile amico Zaniolo (lui sì, rimasto indietro). Il gigante della Fiorentina è adesso il colosso sulle cui spalle si è aggrappata la nazionale di Gattuso. Nella prima sosta con il nuovo ct in panchina, Kean si è incaricato di risolvere più di un problema all'Italia: 3 gol segnati in 163 minuti contro Estonia e Israele, ma il numero e la frequenza (uno ogni 54) non spiegano tutto del peso che il centravanti ha avuto nel costruire due successi sui quali gli azzurri fondano il sogno di acciuffare la qualificazione diretta al Mondiale 2026".
“Il centravanti della Fiorentina si sta prendendo la Nazionale a suon di gol”
Un commento in generale sulle sue prestazioni nelle due ultime uscite con la nazionale: “A Bergamo è stato lui a trovare la chiave per aprire la porta estone dopo un primo tempo di occasioni gettate al vento e fantasmi a svolazzare sulla testa dell'Italia del calcio. Voto in pagella: un bel 7 pieno. A Debrecen, nella notte folle delle montagne russe contro Israele, Kean è l'uomo dei due pareggi nei momenti peggiori. Voto: 8, migliore in campo per distacco. Il totale da 10 gol realizzati in 23 presenze e già non sarebbe male come bottino. Ma c'è di più: l'attaccante nato a Vercelli nel febbraio del 2000 ha trovato la via della rete in quattro delle ultime cinque partite della nazionale in cui è stato schierato titolare, prima da Spalletti e poi da Gattuso. Impossibile ignorare un percorso di crescita tumultuoso, inserito a cavallo di due stagioni contraddittorie con la maglia dei club”.
“Il rifiuto ai petroldollari arabi è un segnale chiaro”
Ha anche parlato della rinuncia ai milioni arabi: “L'anno scorso Kean è stato rivelazione della Serie A e della Fiorentina di Palladino (25 gol in 47 partite), tanto da attirare l'attenzione del mercato internazionale sulla clausola da 52 milioni di euro pattuita al momento del trasferimento a Firenze. La stagione prima, invece, era stata la tempesta perfetta per qualsiasi attaccante: zero gol con la Juventus e addio per la cifra, poi rivelatasi modica, di 13 milioni di euro più 5 di bonus. Kean di adesso è un calciatore che è stato capace di non ascoltare le sirene provenienti dall'Arabia Saudita. Per settimane lo hanno cercato Al Qadsiah e Al Hilal, mettendo sul piatto il pagamento della clausola alla Fiorentina e stipendi da capogiro per lui”.
“Il rinnovo con la Fiorentina è un gesto nobile verso chi ha investito su di lui”
Ha poi concluso: “Avrebbe fatto bingo a livello. economico, col rischio di uscire dal grande giro del calcio europeo. ha saputo dire di no per poi prolungare con la Viola fino al 2029, ritoccando in alto sia l'ingaggio che la clausola piazzata ora a 62 milioni di euro. Un bel gesto verso il club che ha investito su di lui, consentendogli di esplodere definitivamente. E anchè una scommessa su se stesso: avanti di questo passo, tra qualche mese gli estimatori torneranno a bussare alla sua porta, magari anche da Premier League e Liguel che in passato lo hanno visto esprimersi al di sotto delle sue potenzialità”.