Firenze tende a dividersi quasi sempre. Nell’indole fiorentina non c’è spazio per le vie di mezzo. E questo riguarda anche il giudizio su Bartlomiej Dragowski, benvoluto da una parte di tifosi della Fiorentina e criticato - in qualche caso anche pesantemente - dall’altra. Il polacco, classe ’97, è alla seconda stagione da titolare in riva all’Arno e la giovane età fa ben sperare per il suo futuro. Tra i venti titolari della Serie A, soltanto Donnarumma (’99) è più giovane dell’ex Jagellonia. Il tempo di crescere, visto il ruolo, c’è così come le qualità del Drago. Che è forte ed esplosivo tra i pali e bravo nell’uno contro uno: gli aspetti da migliorare sono le uscite alte e il gioco con i piedi, ma soprattutto nel primo caso si sono visti miglioramenti notevoli nelle ultime uscite.

Cerchiamo di andare più nello specifico e capire quali sono i meriti e i demeriti di Dragowski fino ad oggi. Alla prima giornata di campionato contro il Torino è stato chiamato in causa soltanto in una circostanza. Ed ha risposto presente, respingendo la conclusione ravvicinata di Bereguer sullo 0-0 (finita 1-0). Contro l’Inter è stato decisivo sul momentaneo 2-3 per la Viola con due miracoli su Lukaku e Barella, non può niente sui primi tre gol. Leggermente colpevole, ma non è sicuramente l’unico, sul gol vittoria dei nerazzurri. Con la Sampdoria subisce prima gol dagli undici metri e poi non può niente sul capolavoro di Verre. Contro lo Spezia prende due gol su due tiri in porta, ma è esente da colpe.



 










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Decisivo, invece, contro l’Udinese: prima rimedia ad un suo errore con un intervento decisivo su Lasagna, poi è attento su Lasagna in uscita. Il miracolo vero e proprio lo compie su Okaka con un grande riflesso. Ed è stata una parata importante, visto che subire gol subito dopo aver segnato il 3-1 avrebbe messo in difficoltà la Fiorentina. Contro la Roma, in una delle versioni più brutte della Viola di Iachini, è l’unico che ha provato a tenere in piedi la baracca. Bravo su Dzeko di testa, attento sul sinistro di Karsdorp e quasi miracoloso su Mkhitaryan: non può niente sulle reti giallorosse. Totalmente inoperoso, invece, nello 0-0 contro il Parma. Incolpevole sul gol di Improta contro il Benevento. A San Siro non può niente sul colpo di testa di Romagnoli e sul primo rigore di Kessie: bravo ad ipnotizzare il secondo tentativo dagli undici metri del centrocampista del Milan.

Decisivo contro il Genoa, quando evita il raddoppio di Destro e permette alla Fiorentina di rimanere in partita fino al pareggio in extremis di Milenkovic. Bravo nel primo tempo di Bergamo, quando tiene a galla la Fiorentina salvando su Zapata e Romero: poi l’Atalanta dilaga e lui ci può fare ben poco. Contro il Sassuolo non può niente sulla rete di Traore: idem sul rigore di Miguel Veloso contro l’Hellas, ma si mette in evidenza per il salvataggio sul tiro da pochi metri di Lazovic. Infine, l’ultima partita del 2020 della Fiorentina contro la Juventus. Nel 3-0 della Viola è provvidenziale in uscita per fermare Ronaldo dopo un retropassaggio sbagliato di Milenkovic.



 










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Un bilancio, dunque, nettamente positivo. Tolto l’errore contro l’Inter, in cui peraltro non è l’unico responsabile, Dragowski ha salvato spesso e volentieri il risultato della Fiorentina. Soprattutto con Torino, Udinese e Genoa. Partite che hanno portato punti importanti per la classifica viola e in cui c’è la firma del polacco. Che, piaccia o no, sta dimostrando di essere un estremo difensore affidabile.

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