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Paolo Vanoli
L'allenatore Paolo Vanoli. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Come di consueto, su La Gazzetta dello Sport si legge l'analisi della partita della Fiorentina contro il Losanna, con l'ennesima sconfitta dei viola. Questi alcuni passaggi del commento al match. 

Ci ha provato anche la nebbia

“Ci ha provato perfino la nebbia a nascondere la partita. Un atto pietoso, durante un primo tempo di rara bruttezza. Poi, però, la nebbia si è alzata e quindi purtroppo abbiamo visto qualcosa che non avremmo voluto vedere: un'altra prestazione tremenda della Fiorentina. Ieri è quasi tornata sui livelli di Reggio Emilia, del ko con il Sassuolo”. 

Vanoli primo responsabile

"Come sempre in questi casi, nonostante le pessime prestazioni individuali dei giocatori, il principale responsabile è l'allenatore: Paolo Vanoli aveva due partite per tenersi la panchina e si è giocato male la prima. Non sappiamo se la società farà qualche riflessione oggi: c'è poco tempo prima della sfida di domenica con l'Udinese e quindi, nel caso, l'unica pista percorribile sarebbe quella di Daniele Galloppa, tecnico della Primavera che aveva guidato la squadra nella gara di passaggio tra Pioli e Vanoli. Sia chiaro, in questo momento qualunque allenatore sarebbe in difficoltà. Però ieri i viola hanno trasmesso l'impressione di essere nuovamente scollegati dalla realtà". 

A guardare la partita

"La Fiorentina per un'ora ha assistito alla gara e forse un messaggio sbagliato potrebbe essere arrivato dalla formazione scelta da Vanoli: gli infortuni hanno complicato il suo lavoro, ma con quei titolari era improbabile che la Fiorentina riuscisse a imporsi. Troppi giocatori fuori forma o al rientro. E in campo, infatti, si è vista una lentezza eccessiva e una tremenda difficoltà a cercare una giocata, ad andare avanti, a lasciar perdere il compitino e il passaggio laterale al compagno più vicino. E come se la Fiorentina assistesse alla sua partita, sperando che finisca presto e senza danni. Non la vive, non la gioca: la teme e la subisce. Così non si può ripartire. È un supplizio"


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