Storia curiosa quella raccontata quest'oggi dal Corriere di Arezzo. Lo scorso 21 maggio, un operaio specializzato aretino di 40 anni, andò a vedere la Fiorentina, squadra per la quale fa il tifo, superare la Juventus 2 a 0 con gol di Duncan e Gonzàlez, ottenendo l’accesso ai preliminari di Conference League.

Quell'accesso allo stadio gli costò però caro perché la sua azienda decise di licenziarlo, in quanto in quel periodo era “in malattia”.

A distanza di sei mesi dal licenziamento il giudice Rispoli però ha deciso di fare carta straccia del provvedimento ordinando il reintegro dell’operaio nell'azienda, il pagamento delle mensilità (cinque) non pagate e il versamento dei contributi, oltre alle spese legali.

Questo perché non è affatto dimostrato, che l’assenza dal lavoro dell’operaio non sia “genuina”, si legge in sentenza. Ci sono certificati medici che hanno valore di atto pubblico “e nei cui confronti non è stata proposta querela di falso”.

E non si può neanche contestare al lavoratore di aver aggravato quel problema andando allo stadio, in sostanza, la trasferta all’Artemio Franchi non fu nociva per le sue condizioni di salute. E inoltre "si è recato ad assistere all’evento sportivo in orario in cui egli non era reperibile per la visita fiscale, così pienamente esplicando il proprio diritto di libera circolazione assicurato a ogni cittadino che non sia destinatario di provvedimenti restrittivi promananti dall’autorità giudiziaria”.


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