Il dirigente sportivo Gianluca Petrachi ha parlato in una lunga intervista a Tuttomercatoweb.com, tornando ovviamente sul divorzio con la Roma e guardando anche al futuro prossimo: “Credo che nella vita le separazioni consensuali siano quelle meno dolorose. Ognuno va per la propria strada, quando non c'è più amore finisce tutto. Solo che lì la separazione non è stata consensuale. La giusta causa non c'era e la giustizia l'ha dimostrato. Mi sono buttato a capo fitto in quel progetto, ho dato tutto e ci sono rimasto male. Ora però il tempo è passato, è stato galantuomo: la giustizia ha raccontato come sono andate le cose. E sono pronto, siamo pronti per un nuovo capitolo della nostra carriera”.

In Italia?
“Non amo andare all'estero, amo il mio paese, la mia nazione. Sono legato al territorio e sono pronto, in Italia, a sposare un progetto ovunque. Certo, dire questo può precludermi delle strade ma credo che la qualità della vita sia fondamentale. E come si vive in Italia...”.

Andiamo a Roma. Ai giocatori che ha preso nella Capitale.
“Uno di quelli che andranno con tutta probabilità all'Europeo è Leonardo Spinazzola. E' un orgoglio che ci siano tanti ragazzi nel giro azzurro la prossima estate, compreso Gianluca Mancini. Tornando a Leonardo: vero che a bilancio risulta a tanto ma c'è stata plusvalenza con la Juventus. Il differenziale, nell'affare che ha portato da loro Luca Pellegrini, è di 7 milioni. Ecco, per 7 milioni ho portato Spinazzola alla Roma. E poi Jordan Veretout”.

Le manca l'emozione della decisione.
“Quell'entusiasmo è alla base del nostro mestiere. Quel coraggio, quello di prendere D'Ambrosio dalla C2 (l'allora Florentia Viola, ndr), è gratificante, bellissimo. Il rapporto con tutta la squadra, col tecnico. Io sono uno molto di campo, mi confronto coi giocatori e intervengo anche. L'ho fatto con Ibanez a Roma, per esempio, che giocava tutto tacco e punta. Come può farlo un allenatore che vuol fare il direttore, il tecnico, scegliere gli acquisti, le cessioni? C'è una sola voce, invece 'a ciascuno il suo'”.

Dell'America e della MLS che pensa?
“Al campionato statunitense mi sono già affacciato cinque anni fa. Alla MLS ho ceduto per esempio quello che sarebbe stato poi il capocannoniere e stella di Atlanta e dell'intera lega, Josef Martinez dal Torino. E poi quattro anni fa vidi un giocatore... Sorprendente. Me lo fece notare il mio caposcout. Vidi dei video e sembravano taroccati, accelerati. 'Va troppo veloce, non è possibile', pensai. Era Alphonso Davies”.