A giudicare dai fatti e dalle parole di Rocco Commisso, vien davvero da pensare che la sua lungimiranza imprenditoriale viaggi davvero a senso unico, purtroppo non quello del campo. Se è vero che di fronte alla possibilità di investire sulle infrastrutture i soldi non sono (e non sarebbero) stati davvero mai un problema, sul capitale umano invece si registra una ritrosia davvero curiosa. Come se comprare un calciatore per un club che fa calcio, fosse giudicato un surplus, quasi una seccatura accessoria.

L'esempio della Roma (ma ce ne sono tanti altri) casca a pennello, con le cifre illustrate da La Gazzetta dello Sport: l'ingaggio da 7,5 milioni di Mourinho aveva fatto storcere qualche bocca un anno ma fu il segnale del grande (ri)lancio dei Friedkin. Dodici mesi e un trofeo dopo, i giallorossi si trovano in casa circa 25 milioni provenienti dalla vittoria della Conference. E poi c'è la crescita del valore della rosa. E che dire dell'entusiasmo, che porta pubblico, che porta attenzioni, pubblicità, sponsor e marketing, certamente molto più di quanto ne porti il clima da guerra con cui si svolgono regolarmente le comunicazioni della presidenza viola. A Roma sorridono anche per un fatturato che inevitabilmente crescerà, trainato dai risultati della squadra: una dinamica che a Firenze invece si vuol cercare di invertire e stravolgere a tutti i costi.


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