Pochi, ma non del tutto assenti coloro che dopo la sconfitta contro il Benevento hanno avuto il coraggio di incolpare il tecnico della Fiorentina Cesare Prandelli. Si, perché per accusare un allenatore arrivato da meno di due settimane ci vuole davvero tanto, tanto coraggio.

Soprattutto se si considera che Prandelli ha potuto lavorare con la squadra al completo solo per pochi giorni, quando i nazionali sono tornati dai rispettivi ritiri. Era ovvio ed evidente, dunque, che la mano del nuovo mister non si sarebbe potuta vedere subito. A livello tattico, certo, ma anche comportamentale.

La totale assenza di mentalità, infatti, è una delle cose negative lasciate in eredità dalla precedente gestione e servirà ben più di qualche settimana per risolverla. Prandelli è consapevole che porre i giocatori nei proprio ruoli (e fino a poco tempo fa anche questo pareva impossibile) non basterà, se essi non riscoprono il significato di indossare la maglia viola. Quella che dieci anni fa usciva sempre sudata dal campo, chiunque la indossasse.

Purtroppo come sempre il tempo è tiranno, e quello a disposizione di Prandelli sarà molto minore rispetto a quanto ne servirebbe. Già stasera, ad esempio, la Fiorentina è chiamata ad un impegno importantissimo in Coppa Italia. Competizione che ormai da anni, in assenza di altre ambizioni, è diventato l'unico obiettivo per risollevare le stagioni viola. E in un momento del genere, fallirlo sarebbe alquanto catastrofico.


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