Se non ora, quando? E' la domanda che verrebbe da fare a chi ha ritenuto eccessivi i fischi arrivati nei confronti dei giocatori della Fiorentina, al termine della partita contro il Riga. Quando, se non dopo uno scialbo pareggio contro una squadra - con tutto il rispetto - che era contenta già solo del fatto di giocare in uno stadio di Serie A?

Anche perché, diciamocelo chiaramente, c'è una certa differenza tra fischi e contestazione. La reazione del pubblico presente al Franchi, oltre ad essere più che giustificata, rappresenta infatti un modo per far capire a tutti che le cose non stanno andando bene. Non è una bocciatura, ci mancherebbe altro ai primi di settembre, però è un campanello d'allarme. Un modo per dire a giocatori e allenatore che "Ehy, se abbiamo fatto due gol nelle ultime due partite non sarà solo sfortuna, no?".

Un messaggio recepito a metà. Perché da una parte il segnale è arrivato come dimostrano le parole di Italiano, Sottil e Pradè, che hanno accettato i fischi prendendoli come una spinta a fare meglio. Dall'altra, però, resta quell'impressione che certi problemi - in primis quello del gol - non vengano considerati urgenti. "Ci dobbiamo svegliare, ci manca fame sotto porta" dice Italiano, e fin qui ci siamo. Ma nel concreto, alla fine, come si risolve il problema? La speranza è che il mister trovi presto la risposta, perché il tempo stringe e i punti persi per strada diventano pesanti. Non ci si lamenti, poi, se viene meno l'entusiasmo.


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