Vazquez può essere un nome. Belotti anche. Sicuramente Iachini ha già chiesto alla società giocatori forti, che ha già allenato e che conosce bene. In più, visto che la permanenza di Chiesa appare sempre più probabile, non è da escludere che qualcuno là davanti possa essere mandato a giocare. Vlahovic? E’ una possibilità, soprattutto se dovesse arrivare una prima punta forte, da affiancare a Ribery, a Chiesa, a Kouame. La prossima settimana è previsto un summit di mercato tra Iachini, Pradè e Barone, con Commisso che probabilmente sarà in videoconferenza da New York per capire come accontentare un allenatore che il prossimo anno sarà chiamato a riportare la Fiorentina in Europa.

Questo l’obiettivo da raggiungere, per un monte ingaggi che salirà ulteriormente e una squadra che verrà rinforzata in tutti i reparti. Come chiesto dallo stesso Ribery, in modo piuttosto esplicito. Il modulo rimarrà lo stesso, con tre attaccanti e la voglia di costruire una Fiorentina offensiva, ma equilibrata. Come accaduto in questi ultimi mesi. Nessuno stravolgimento, insomma, si continuerà sulla falsa riga di una squadra che ha chiuso bene la difesa ma che ha dimostrato di saper far male in contropiede. Nessun regista, probabilmente, ma un centrocampista da affiancare a Castrovilli ed Amrabat con caratteristiche importanti. Uno alla De Paul, che rimane uno dei nomi più gettonati, senza dimenticare Duncan, acquisto voluto fortemente da Iachini lo scorso mercato invernale e destinato a crescere.

Da capire, invece, il futuro di Pulgar, uno che non ha convinto. Dipenderà tutto dalle richieste che arriveranno, dalle possibili contropartite tecniche. Insomma, sta nascendo la Fiorentina del futuro. Una squadra che ripartirà dalle certezze di quest’anno, Iachini infatti sarà chiaro: nessun big dovrà essere ceduto, a partire da Milenkovic. Il difensore sul quale il buon Beppe vorrebbe costruire la difesa dei prossimi anni. Tre acquisti per una grande Fiorentina, uno per reparto, partendo da uno zoccolo duro di calciatori che rimangano in viola per molti anni come accadde a quella Fiorentina di Prandelli, che con Frey, Mutu, Toni, ma anche Donadel, Gamberini, Dainelli riuscì ad arrivare in alto anche in Europa. Perché contano i campioni, ma sono importanti anche gli altri. E Iachini questo lo sa bene.

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