Il direttore del Corriere dello Sport-Stadio Ivan Zazzaroni ha commentato sulle colonne del proprio giornale le parole del presidente della Fiorentina Rocco Commisso.

Ecco il suo pensiero: “L’intervento di Rocco Commisso merita un breve, ma sentito, commento. Non è la prima volta che il proprietario della Fiorentina muove attacchi al (non) sistema Italcalcio. Purtroppo, lo fa sempre a metà. Credo che se Commisso fosse in possesso delle prove relative a favoritismi da parte della Covisoc e della Federcalcio, avrebbe il dovere di denunciare alla magistratura i fatti e i responsabili. Non c’è più spazio per accuse “generiche”, per tempeste che si esauriscono in un bicchier d’acqua”.

Zazzaroni si sofferma poi sul capitolo procuratori: “Rocco sostiene di essersi confrontato con l’Uefa, si è tuttavia dimenticato di misurarsi con i club che da anni alimentano l’illegalità. Tanto per dire: quando Vlahovic lascerà la Fiorentina non lo farà per smettere di giocare, ma per andare in un club che probabilmente avrà pagato la cifra richiesta dallo stesso Rocco. E in questo non c’è nulla di illegale. Forse il Nostro si è scordato, parlando con le istituzioni, di domandare se abbiano mai contestato i comportamenti irregolari di alcuni club”.

E ancora: “Ci sono agenti scorretti e dalle pretese eccessive, garantito, molto spesso perché i calciatori e le loro famiglie li spingono verso la direzione del denaro e soprattutto perché trovano sempre qualcuno disposto a soddisfare “certe pretese”. Rocco ne parli con i colleghi presidenti. Il giorno in cui troveranno un accordo comune, un gentlemen agreement condiviso da tutti, non ci sarà più bisogno di norme vecchie e nuove. Ma sino a quando i club continueranno a effettuare pratiche borderline, incolpare esclusivamente i procuratori risulterà un esercizio inutile e pretestuoso”.

Chiosa finale da parte di Zazzaroni: “E raccomando a Commisso, un italiano che si è fatto onore, di guardarsi intorno e prender nota della Vita Nuova di questo Paese che in breve tempo, con Mario Draghi, s’è meritato credibilità e affidabilità, sconfessando quel diffuso malcostume che diventava alibi anche per il calcio. Oggi non c’è bisogno di essere coraggiosi per pretendere giustizia. Basta essere giusti”.


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