Ancora il tema critiche, stavolta però ribaltato da parte di Rocco Commisso, che a La Nazione parla del clima fiorentino e del rapporto chiuso male con Chiesa: "Voi dite che io critico troppo. Io invece dico che voi non criticate abbastanza, e vi accontentate. Non bisogna distruggere le bellezze di Firenze, ma se qualcuno sostiene che lo stadio Franchi è un altro Ponte Vecchio, allora non ci sto: questo scusatemi (e non sono architetto, non sono archeologo, io non so niente), non si può sentire. Io, se le critiche sono giuste, me le prendo: ma chi mi critica deve sapere che non ho paura di dare le risposte che merita. Vedo però che la stragrande maggioranza dei tifosi è con noi".

Infine l'amarezza sulla vicenda Chiesa: "Io Chiesa l’ho chiamato durante il lockdown, a Chicago sono andato a incontrarlo per la prima volta ed è stato con me nella suite: io l’ho trattato come un figlio, e lui nei confronti miei, della mia famiglia, dei lavoratori, non ha fatto la cosa giusta. È un ragazzo, quindi lasciamo stare questo argomento, ok? Prima ci hanno condizionato sulla squadra a cui avremmo dovuto venderlo: in Inghilterra lui non voleva andare, e in Italia voleva la Juve, che lo sapeva. Quando ci sono solo one buyer and one seller, solo un compratore e un venditore, la situazione non è ottimale. E io ho dovuto accontentarlo anche per fare una scelta giusta di business. In America c’è un detto: anche se vai via, non rompere mai i ponti. Hai capito? Questo hanno insegnato a me 50 anni fa. E questo è l’unico modo per diventare un leader".

"Cosa voglio fare da grande? Vincere qualcosa qua. È la mia ultima impresa, la mia ultima sfida. Non ho fallito mai, you know, hai capito?".


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