Fiorentina, il film è sempre lo stesso, purtroppo visto e rivisto, al di là delle proprietà, a Firenze. La squadra che cresce, un allenatore giovane e ambizioso (prima Prandelli, poi Montella, infine Italiano, ma potremmo aggiungere tanti altri nomi), poi i problemi. Una retromarcia tecnica, evidente, e le famose ‘nozze con i fichi secchi’. I migliori che se ne vanno, gli acquisti che non sono all’altezza e i rapporti che si sfilacciano. Lo scriviamo adesso, che ancora la Fiorentina ha tanto da conquistare, in Coppa Italia e in Europa, dove potrebbero nascere serate interessanti.

Oggi c’è già chi dice e scrive che il problema è Italiano. Gli stessi magari che l’estate scorsa parlavano di lui, come di uno degli allenatori più forti in circolazione, un predestinato. D’altronde ogni anno si era migliorato, ogni anno aveva superato se stesso. Quest’anno è evidente che qualcosa non funziona. Ma è anche evidente che in dodici mesi, l’allenatore viola ha dovuto fare a meno di Vlahovic, di Torreira, di Odriozola ceduti. Di Castrovilli, Gonzalez e Sottil infortunati. Sostituiti da calciatori che non il suo modo di intendere il calcio c’entrano fino ad un certo punto. La domanda è questa: Barak, Ikonè, Jovic, Mandragora li ha voluti l’allenatore? Perché guardando il loro utilizzo, i ruoli dove vengono fatti giocare, qualche dubbio sorge spontaneo.

Oggi Italiano si gioca probabilmente tanto in questo febbraio che sta per arrivare, perché una Fiorentina fuori da tutto tra un mese per forza di cose porterebbe all’ennesima stagione da buttare, all’ennesimo progetto da ricominciare, ad un nuovo allenatore ‘bruciato’.

Questa Fiorentina sta giocando male, non sembra nemmeno lontana parente di quella della passata stagione e qualche responsabilità ce l’ha sicuramente anche l’allenatore. Sta anche a lui inventarsi qualcosa, cambiare rotta, invertire la tendenza. Perché se è vero che questa squadra è stata costruita male, e non sembra assolutamente in grado di arrivare tra le prime sette del campionato, è altrettanto vero che non è inferiore a formazioni che oggi sono lì, assieme a lei o ad un passo da lei. Però alle volte dimentichiamo che anche gli allenatori sono uomini. Che anche loro vivono di entusiasmo, di umori, di sensazioni positive da alimentare. E non deve essere facile, ogni volta che si arriva più in alto delle aspettative, vedere che la propria squadra, il proprio progetto tecnico, la propria ‘visione’ viene ridimensionata. Ricominciando tutte le volte da capo.

Accadde anche a Sousa, in modo diverso. Accadde appunto a Cesare, non vorremmo che accadesse anche ad Italiano. Eventualmente, a pagare dal punto di vista tecnico, prima dovrebbero essere altri. Oppure si riaccenda la luce, si cerchi un centravanti forte, si capisca che con questa squadra non si va molto lontano. Le Coppe rappresentano ancora una speranza, ma occorre arrivare agli appuntamenti decisivi con un morale e un ambiente diverso. La negatività porta spesso negatività. E oggi l’ambiente viola sembra nuovamente dentro un imbuto.

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