Kayode cerca di rubare palla ad un avversario. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com
Kayode cerca di rubare palla ad un avversario. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com

Il salto dalla Primavera alla prima squadra è eccessivo, sono due livelli troppo diversi, i giovani vanno mandati a giocare in prestito nella categorie inferiori per maturare, ad inserire un giovane in prima squadra si rischia di bruciarlo”. Quante volte ho ascoltato queste amenità. Una serie di luoghi comuni che esistono solo in Italia. “Ma all’estero è differente, poi lì ci sono le seconde squadre, in Italia non si può fare”. Altre certezze fotocopia che tanti elargiscono come verità assolute.

Poi arriva Kayode e tutto questo castello di convinzioni si sbriciola come un cracker. Non c’è giornale, sito, radio e tv, che non abbia usato il termine “sorpresa” per definire la prestazione del giovane terzino della Fiorentina. Ed in effetti ipotizzare un esordio con dribbling brasiliani, veemenza inglese e polmoni tedeschi, il tutto condito da personalità da veterano, non era possibile neanche con la palla di vetro.

Però Kayode aveva mostrato le sue qualità già nel campionato Primavera. Ne era arrivata conferma con la Nazionale agli Europei Under 19 (dove, fra l’altro, in finale ha giocato da ala destra e segnato il gol vittoria) ed ha continuato durante il precampionato della Fiorentina (pur non avendo fatto vacanze).

Il salto (per alcuni mortale) dalle giovanili alla prima squadra era avvenuto a suo tempo per Chiesa e, in parte, per Vlahovic (che si può considerare un “semilavorato”, visto che la Fiorentina pagò al Partizan circa un milione e mezzo di euro). Ma sembravano casi limite.

Invece se, come accade alla Fiorentina, si ha una squadra Primavera che inanella buoni risultati un anno dopo l’altro, si deve per forza individuare uno o due elementi a stagione che possono far parte della rosa della prima squadra. Poi bisogna farli giocare, dando loro almeno le stesse opportunità che, ad esempio, sono state concesse a Jovic. Due anni di panchina, con sporadiche apparizioni in campo, come è accaduto a Bianco, non credo facciano crescere. Possono solo immalinconire e inaridire le qualità di un calciatore.

Inesistente il rischio di “bruciare” un giovane (altra preoccupazione slogan). Quanto meno a Firenze, dove le “piantine viola” sono accolte e coccolate dai tifosi come fossero figli o nipoti. E questo accade fin dall’epoca della Fiorentina ye ye.

La differenza non è tra giocatori giovani o meno giovani, ma tra giocatori bravi o meno bravi. Kayode è bravo. E magari non è l’unico.

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