Fare meglio di Belotti e Nzola era facile, ma ora Kean deve superare sé stesso. Meno spettacolo (e meno fuorigioco) e più concretezza per trascinare la Fiorentina

Moise Kean è l'attaccante che non vedevamo da due anni e mezzo, che nella scorsa stagione ha trascinato la Fiorentina e la cui permanenza resta una delle migliori, se non la migliore in assoluto, notizie di questa estate. Fatta tale doverosa premessa, si può e si deve analizzare in maniera oggettiva la prestazione del numero 20 a Cagliari, decisamente una delle peggiori della sua avventura viola.
Un errore che pesa
Il gol fallito a mezzo metro dalla porta, in fin dei conti, rimane l'episodio meno grave. Per meglio dire: Kean quel pallone lo deve spingere dentro e chiudere la partita, ma nel calcio sbagliano anche i migliori e non lo si può certo mettere in croce per questo. Ma forse, più che la prestazione (condizionata anche dal supporto inesistente dei suoi compagni), da rivedere è l'atteggiamento adottato da Kean.
Cambiare atteggiamento
Due punti vanno evidenziati: il rapporto complicato con il fuorigioco, fondamentale in cui Kean continua a difettare come l'anno scorso, e il linguaggio del corpo. No, non era né il momento né la partita per ingaggiare un duello a colpi di gestini, provocazioni e scherno con Mina. Meno spettacolo e più concretezza, questo si chiede a Kean: l'anno scorso doveva fare meglio di Belotti e Nzola, quest'anno l'aspettativa è alta. Dovrà superare sé stesso, confermarsi. Da sempre, nel calcio, la cosa più difficile.