Facciamo un piccolo passo indietro, alla finale di Coppa Italia che purtroppo la Fiorentina ha perso con l'Inter e che non possiamo ancora mettere in archivio.

Il ritorno a casa per chi ha vissuto la serata dell'Olimpico è stato un mix di emozioni. Nei 270 chilometri circa che separano Roma da Firenze però, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, ha prevalso l'incazzatura (scusatemi il termine, ma non me ne veniva uno più adeguato) per una sconfitta che è maturata in circostanze particolari.

Una di quelle gare dove ti viene da tirare fuori molti 'se'. "Se avessimo avuto uno tra Handanovic e Lautaro...", "Se Jovic avesse segnato una delle due occasioni grandi che ha avuto...", "Se avessimo gestito meglio il vantaggio...". Il corollario è ampio, ci si potrebbe sbizzarrire per ore, salvo arrivare poi ad una conclusione: leggetela come volete, ma l'Inter ha tirato su la coppa e il nostro digiuno non si è interrotto.

"Ti amerei anche se vincessi" è uno slogan fantastico che gira da tempo sui social, ma lo si legge anche in qualche cartellone esposto allo stadio di tanto in tanto. Ecco questi 22 anni senza trofei cominciano un po' a pesare. Il destino e la bravura di tecnico e squadra ci offrono una seconda possibilità, una 'rivincita' immediata rappresentata dalla finale di Conference League. Che sia la volta buona?

Il tutto arricchito da un'odissea stradale che non ci meritavamo di certo. Chi è tornato la sera, dopo la partita, ci ha messo una vita per rivedere casa, perché qualche buontempone ha pensato bene di piazzare tutta una serie di lavori in questo tragitto. Cinque cantieri e code lunghissime: tutto ampiamente prevedibile perché si sapeva con largo anticipo che molti tifosi della Fiorentina e dell'Inter sarebbero dovuti ritornare verso nord.

Sempre pensando a Roma emergono anche due verità opposte ma anche oggettive su Luka Jovic. La prima è che con lui in campo la Fiorentina è stata più pericolosa, ha creato tre grandi opportunità per portare la partita ai supplementari, e si sono anche viste alcune sue doti innegabili. La seconda è che due di queste tre opportunità sono capitate proprio a lui e non si sono trasformate in reti. Sfortuna, imprecisione, una grande parata di Handanovic, c'è tutto questo nelle occasioni fallite. Ma essendo una partita secca, senza possibilità di rifarsi come in campionato o come una gara di coppa basata su andata e ritorno, alla fine pesano come macigni.

Le lacrime del serbo uscite a fine gara si trasformino in moto d'orgoglio. Quello stesso orgoglio che abbiamo visto venir fuori ad uno come Nicolas Gonzalez che a Basilea e a Roma ha fatto davvero delle grandi prestazioni. Chi vuol contare e chi ha le capacità per diventare protagonista sceglie i grandi palcoscenici e le partite che contano per farlo.

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