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Pablo Marì
Pablo Marì. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Piacerebbe fare un tavolo di discussione con gli ultimi tre allenatori della Fiorentina, Palladino, Pioli e Vanoli, per capire se davvero questa squadra, che sostanzialmente è la stessa rispetto alla passata stagione, non abbia altre strade al di là della difesa a tre. Soprattutto con questi interpreti, con le loro leggerezze e lacune. C'è chi poi se n'è approfittato contro la Juve, provando in tutti i modi a far segnare Vlahovic e venendo graziato a ripetizione: parliamo ovviamente di Pablo Marì. Pupillo dai tempi di Monza dell'ex tecnico viola e tornato in voga anche in questa stagione.

Già l'atteggiamento della Fiorentina è quello che è: bassa, pavida, ancora troppo poco in assetto da guerra. Se poi l'obiettivo è tenere il blocco basso, lasciando giocare il centravanti di turno a proprio piacimento, non andrà sempre come sabato sera. Ma veramente con una squadra così impaurita, bloccata e vittima di amnesie in continuazione, non c'è modo di toccare il reparto più disastroso? Al di là che forse, errare per errare, meglio farlo con un proprio ragazzo che magari qualche prospettiva in più potrebbe tirarla fuori (il Comuzzo visto fin qui ha faticato molto), ma l'auspicio è che Vanoli si sia reso conto del ‘suicidio’ tecnico-tattico impunito che è stato il pomeriggio di Pablo Marì. In attesa di gennaio, pare impossibile che non ci si possa slegare da una dinamica come questa.


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