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La carriera di Edoardo Bove non è finita quel maledetto 1 dicembre dello scorso anno, lo conferma lo stesso ex centrocampista viola al Corriere dello Sport:

"Il dolore? Mi fa sentire vivo, lo riconoscono e non mi spaventa, lo accolgo. Tanto è inutile respingerlo. Il dolore mi ha fatto pensare a una vita normale. Ho tanti amici che studiano o lavorano e ci sono stati momenti in cui ho temuto di dover smettere di giocare. Se non avessi avuto quell’incidente questa parte di vita non l’avrei conosciuta.

Le visite? Saranno state una decina, molte di semplice controllo, elettrocardiogramma, prove sotto sforzo, holter pressorio, oltre a aritmologiche e a studi elettrofisiologici. Sono preparato, i medici hanno giustamente tutte le cautele... ci vuole ancora un po’ di tempo ma sento che si sta chiudendo il cerchio. Stiamo parlando con la Roma, con cui sono sotto contratto fino a giugno 2028, è ancora lunga.

E il prossimo step? Il ritorno in campo. Bisogna fissare il come, il dove e quando. 

Il ricordo più bello resta l’accoglienza dell’Olimpico, prima di Roma-Fiorentina, un insieme di emozioni fortissime. Che partite guardo? Solo quelle di Fiorentina e Roma, le altre mi danno fastidio… anche mio padre vede meno calcio, pur essendo appassionatissimo. Trovo che sia una reazione più che naturale. Per me in particolare, all’inizio non è stato difficile come per i miei: io non capivo la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. Loro invece sapevano di aver corso il rischio di perdere un figlio.

La carriera? Non escludo niente. I medici non sono ancora giunti a una conclusione, potrei anche essere a posto, non credi? Ho la piena consapevolezza della situazione, sto a Dio e ho una gran voglia di tornare alla mia passione".


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