“Calma, calma, calmaaaaa”. A metà del primo tempo di Fiorentina-Verona va in onda, l'ennesimo, siparietto tra l'allenatore viola, Vincenzo Italiano e alcuni tifosi presenti nel parterre di tribuna

“Chi sta dietro di me deve essere più positivo e non inveire: solo così ci può dare una mano”. Questo è il pensiero espresso dal tecnico in merito, un ragionamento che può essere anche comprensibile e condivisibile.

Ma ne vale la pena? 

Il discorso però è un altro, c'è concetto che dovrebbe rimbalzare nella testa del tecnico: vale la pena spendere tutte queste energie per rispondere e battibeccare con chi sta in tribuna?

Qualsiasi allenatore, dalla Serie A fino a colui che guida le squadre del settore giovanile, sente perfettamente quello che viene detto dietro di lui. E' normale, è quasi inevitabile. Ma mettersi a rispondere è un diversivo che niente dà a chi deve rimanere concentrato su quello che avviene in campo e sul supportare i propri ragazzi. 

Tanto più che è difficile, per non dire impossibile, convincere a cambiare idea chi viene allo stadio con la voglia di sfogarsi un po' con chi sta in campo. 

Un aspetto che non è stato ancora compreso

Italiano, dopo due anni e mezzo in questa città dovrebbe anche aver capito qual è lo spirito insito nel dna di ogni vero fiorentino, quell'accenno polemico che è sempre dietro l'angolo e che è pronto ad uscire quando una minima cosa non va per il verso giusto. Quello stesso aspetto che i suoi dirigenti hanno dimostrato più volte di non aver compreso. Ma se sbagliano più in alto non è detto che chi scende sul terreno di gioco, e che ha indubbi meriti in questo processo di crescita della squadra, debba fare lo stesso. 

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