La prima impressione che si è avuta quando Vlahovic ha lasciato il rigore a Biraghi, è stata quella di una decisione figlia di poca personalità. Caratteristica che, per la verità, al serbo non è mai mancata. La trasformazione perfetta del penalty ha poi fermato sul nascere le polemiche, ma l'episodio rimane. Proviamo allora, per un attimo, ad andare oltre quel "non me la sento" e a guardarlo dal punto di vista inverso.

Nonostante l'intento del Franchi ieri fosse soprattutto quello di sostenere la squadra, i fischi per Vlahovic ci sono stati e si sono sentiti. Non essendo un robot ma pur sempre un ragazzo di 20 anni, l'attaccante ne ha inevitabilmente risentito in occasione del calcio di rigore. Una situazione in cui sei solo con te stesso, con tutta la tensione del caso, consapevole che in caso di errore lo stadio verrebbe giù.

E allora la scelta di Vlahovic, le cui gambe per una volta non sarebbero state abbastanza sciolte per trasformare il penalty con freddezza come suo solito, deve apparire come estremamente saggia. Anche generosa se vogliamo, perché sicuramente il serbo aveva una voglia matta di segnare. Eppure, com'è giusto che sia, ha messo la squadra prima di sé stesso dimostrandosi intelligente oltre che forte tecnicamente. Quello, in compenso, ce lo ha fatto vedere nel secondo tempo.


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