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Pioli
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Questa mattina sul Corriere dello Sport, il giornalista Alberto Polverosi commenta così la partita tra Cagliari e Fiorentina: “Ogni tanto anche il calcio rende giustizia, almeno un pochino, a chi la merita. Giusto il pareggio del Cagliari, ma ancora più giusta sarebbe stata la vittoria. Gioco dei sardi, occasioni dei sardi, reazione dei sardi, rabbia dei sardi. E dei toscani? C’erano anche loro in campo, quindi: errori dei toscani, lentezza dei toscani, confusione dei toscani, mollezza dei toscani. Che erano andati in vantaggio con la prima conclusione nella porta di Caprile dopo poco meno di 70 minuti. Fino a quel momento, solo Cagliari. Dopo il gol, ancora un po’ di Fiorentina fino all’uno a uno in pieno recupero. Fabio Pisacane, al debutto in Serie A, se l’è giocata meglio di Stefano Pioli, tecnico navigato e scudettato. Il calcio fa appassionare anche perché è sempre lì che ti sorprende”.

“Un chilometro indietro rispetto a Manchester”

“Tralasciamo, come riferimento, il campetto di Presov - continua Polverosi - contro i modesti ucraini del Polyssia, prendiamo invece quello del tempio dell’Old Trafford, contro il Manchester United, ultima amichevole di spessore della Fiorentina il 9 agosto scorso. Ecco, rispetto a quella partita, pareggiata e giocata con compattezza, idee e personalità, i viola non hanno fatto un passo indietro, ma un chilometro indietro, hanno innestato la retromarcia e sono scomparsi dall’orizzonte. Cosa sia successo potrà spiegarlo solo Pioli. Che ha deciso di confermare in blocco la Fiorentina del 3-0 in Conference, ma anche se la distanza fra le due gare era solo di tre giorni pensare a un eccesso di fatica il 24 agosto, alla seconda partita ufficiale, non ci sta”.  

“Primo tempo horror e interpreti scadenti”

"Tutti, noi compresi - si legge ancora sulle pagine del Corriere - abbiamo immaginato finora una Fiorentina ricca di qualità. Quella di Cagliari era povera in canna. Non aveva niente dentro. Non un’idea di gioco, non una velocità necessaria per spingere indietro i sardi, non un ritmo utile per dare consistenza alla manovra, non un’intensità indispensabile per rendersi minacciosa. Primo tempo horror: Fagioli fuori dal gioco, Gudmundsson sempre a sbattere addosso all’avversario, lo sprinter Dodo a uno all’ora, Kean senza uno straccio di palla, Sohm sperso per il campo. Così brutta, così vuota, così triste che era davvero difficile trovare una spiegazione a tutto. Ma l’aspetto peggiore era la scadente qualità tecnica dei suoi interpreti: Ndour, Sohm, Fagioli, Gudmundsson, parliamo di giocatori che hanno una certa amicizia col pallone, ieri invece l’hanno preso a male pedate. Soprattutto non torna come la Fiorentina, una volta in vantaggio, ha accettato di farsi mettere sotto. 

“Gol da squadra non ambiziosa”

“Il messaggio di Pioli - conclude Polverosi - è stato preso alla lettera da una squadra fragile e perfino impaurita: fuori Gudmundsson, e va bene, tranne il cross per il gol di Mandragora era la brutta copia dell’anno scorso, abbiamo pensato a Dzeko, che avrebbe regolato quanto meno la manovra in attacco, invece è entrato Fazzini, il quarto centrocampista insieme a Fagioli, Sohm e Mandragora. Finale col 5-4-1. Tutti dietro ma almeno difendiamo bene. E qui scappa quasi un sorriso ironico. Guardate il gol: punizione di Gaetano dalla trequarti, area affollata, la palla si dirige verso la testa di Pablo Marí che docilmente l’aspetta, chinandosi e piantandosi sull’erba per respingerla di testa, mentre Luperto, con uno scatto che può fare un difensore di 191 centimetri, l’ha serenamente anticipato e ha sorpreso De Gea che non ha trattenuto il pallone. Se sei una squadra ambiziosa che sta vincendo senza meritarlo e sei arrivata a due minuti dalla fine del recupero, un gol così non lo prendi”. 


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