Dzeko: "Spalletti uno dei migliori allenatori che abbia mai avuto, con Mancini ho vinto un campionato storico. Mourinho? Vuole sempre vincere, ma la Turchia è un Paese difficile"

Lunga intervista questa mattina sul Corriere dello Sport all'attaccante della Fiorentina Edin Dzeko. Il bosniaco comincia facendo un bilancio dei ben venti allenatori avuti in carriera: “Spalletti è uno dei migliori che ho avuto. Nei primi quattro, cinque mesi a Roma non giocavo tanto ed ero deluso... Spalletti è diverso dagli altri, ha un carattere particolare e va capito. Quando l’ho conosciuto meglio, le cose sono migliorate notevolmente. Lui sa entrare nella testa dei giocatori. Mi dispiace che non sia andato bene con la Nazionale, forse non era il lavoro suo. Spalletti deve stare in campo sempre, avere un contatto continuo con la squadra... Per gli attaccanti, poi, è il numero uno assoluto. Con lui - spiega - tutti i palloni arrivano agli attaccanti. Quando segnavo due gol mi diceva “Sei contento, Edin...”. E io: certo. “Pensa che potevi farne quattro”.
“Al City una Premier storica”
Una volta Mancini disse che se non giocava, Dzeko andava in depressione: “In depressione no - specifica il bosniaco - è una parola forte, roba seria. Diciamo che non ero contento e mi arrabbiavo. All’inizio al City andò tutto bene, poi le cose peggiorarono perché eravamo quattro attaccanti e tutti forti. “Non può giocare sempre Dzeko”, mi diceva il mister. Abbiamo anche discusso, ma dopo averci dormito su, tutto veniva dimenticato. Mancini non è un tipo permaloso. Il nostro successo in Premier, storico, ha dato il via al ciclo del City”.
“Inzaghi tra gioie e dolori”
E su Inzaghi: “Simone è una bravissima persona, fa star bene i ragazzi, lui dà grande libertà. Eravamo una squadra forte, io arrivai il secondo anno, ma nel primo lui proseguì il lavoro di Conte, non lo stravolse. I compagni mi dissero che Conte è un fenomeno, con lui sapevano sempre cosa fare e dove andare. Barella che partiva da 8 e s’abbassava a terzo dietro e tanto altro, erano movimenti codificati... Con Simone abbiamo alzato dei trofei, ed è stato bellissimo, ma anche vissuto un paio di giornate nere come Istanbul e Bologna (nell'anno dello Scudetto del Milan, ndr)".
“La Turchia è un Paese difficile”
Infine su Mourinho: "La Turchia non è un Paese facile, c’è tanta pressione, lì comanda twitter. Detta umori e malumori, condiziona l’ambiente. L’anno prima avevamo chiuso a 99 punti ed eravamo arrivati secondi, a tre dal Galatasaray, ma se ne avessimo fatti 105 saremmo arrivati comunque secondi... L’altra sera col Göztepe, che è una squadra forte, dopo che Talisca ha sbagliato il rigore al 93’ i tifosi del Gala hanno cominciato a twittare che l’arbitro avrebbe voluto buttarla dentro, sottolineando il movimento del suo piede... Io so che Mou vuole assolutamente vincere il campionato, è quasi un’ossessione».