Lo dicevamo da tempo. Purtroppo bastava guardare alla Cina, per capire che anche in Italia la ‘storia’ sarebbe stata lunga. Ma qui parliamo di calcio. E allora non era difficile prevedere che anche il calcio, ultimo a drizzare le antenne, si sarebbe fermato. E difficilmente il campionato sarà ultimato.

Adesso si tratta soltanto di capire cosa si deciderà di fare, come si ‘congelerà’ il torneo, quali saranno le classifiche. Detto che, probabilmente, il titolo di campione d’Italia non sarà assegnato, questa stagione andrà presto in cavalleria. Provando a disegnare il prossimo di campionato, la prossima di stagione. E, chiaramente, anche la prossima Fiorentina.

Detto che, sarà difficile immaginare ad una ripartenza identica a quella di un tempo e che più probabilmente assisteremo ad un avvio a porte chiuse, la Fiorentina con il suo proprietario e i suoi dirigenti stanno già programmando il futuro. E, come diciamo da un po’ di tempo, questo ‘congelamento’ permetterà un po’ a tutti di ripartire dalle stesse squadre.

Il mercato, per come lo intendiamo noi, difficilmente ci sarà. Molte squadre dovranno fare i conti anche con il ‘pericolo’ fallimento, le televisioni dovranno rivedere i loro rapporti con i club, insomma cambierà un po’ tutto. E magari si tornerà ad affidarsi, per forza di cose, ai settori giovanili, ai ragazzi italiani.

Oltre alla riduzione degli stipendi si dovrà fare i conti, in Italia come in tutta Europa, con un calcio che cambierà formule, pelle, identità. E a Firenze, oggi più che mai, la sensazione è che si ripartirà da Chiesa, da Castrovilli e da … Iachini. Un allenatore che conosce l’ambiente, che ha nel proprio dna l’arte del fare, che in momenti di difficoltà come questo, riesce sempre a trovare gli spunti migliori. Le sue parole, le sue dichiarazioni di queste ore rilasciate a Radio Toscana, hanno messo in rilievo oltre alle doti sul campo, anche una umanità del tecnico che forse in pochi conoscevano. Uno che tra i soldi, il successo, la fama e tutto il resto…sceglie sempre tutto il resto. Firenze, oggi, ha bisogno di condottieri così. Non solo in campo, ma anche fuori.


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