Di slogan ne ha regalati tanti Rocco Commisso in questi quattro, e poco più, anni: dal ‘fast, fast, fast' al ‘total control’ e così via, perlopiù inerenti al Viola Park. In ambito calcistico il profilo non è mai stato di quelli arroganti e aggressivi ma più improntato ad una sorta di ‘small step policy’, con un'attenzione massima ai conti.

Chi si aspettava il mercato di rottura, quello che candidasse autoritariamente la Fiorentina ad una delle prime 7 posizioni della Serie A sarà rimasto deluso ma questa è la strategia che il patron viola vede ideale per il calcio. Una strategia volta ed evitare sprechi, a valorizzare massimamente quello che c'è, possibilmente anche a riciclare e, se proprio non se ne può fare a meno, ad acquistare ma sempre secondo il diktat: giovani, possibilmente 'plusvalenzabili' e a patto che si rientri nei budget previsti. La storia dei mercati di questi anni racconta di pochissime spese extra, di pressoché nulli anticipi di cassa (unico caso forse proprio quello di Amrabat), di saldi tra l'attivo e la parità.

Concetti che riportano poi a quanto stonava terribilmente negli ultimi anni della precedente proprietà, l'autofinanziamento. Giusto o sbagliato che sia, è la descrizione dell'attuale realtà viola, dove può capitare magari di lasciare una rosa un po' scoperta ma dove si cerca anche di aggiungere risorse in via di sviluppo calcistico. Ma tutto questo non necessariamente implica peggiori risultati, se fatto con competenza e arguzia (non sempre così abbondanti per la verità). Meno infiammazioni estive, meno ciliegine e voli pindarici, più concretezza e stabilità: non il calcio dei sogni insomma ma quello che vive oggi questa gestione.

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