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Il giornalista Alfredo Pedullà ha analizzato su YouTube i 4 recenti esoneri in Serie A, concentrandosi in maniera puntuale anche su quello di Stefano Pioli, che è stato allontanato dalla panchina della Fiorentina dopo appena 10 giornate.

‘La squadra non seguiva Pioli’

Pioli è uno degli esempi in Serie A che fanno capire quanto un allenatore venga messo alla porta, idealmente, mentalmente, aspettando la decisione della società. Il caso di Pioli è clamoroso, perché l’allenatore e i calciatori della Fiorentina non hanno mai avuto un rapporto, mi risulta che già un mese prima dell’esonero ci sia stato un confronto abbastanza sanguinoso. La squadra non lo seguiva, aveva chiesto delle varianti tattiche, soprattutto ordine e pulizia nella coerenza delle scelte. Sono stati presi due attaccanti per giocare con un trequartista a ridosso di una punta, quindi c’era anche il malcontento della società, che però ha pensato di poterlo portare alle dimissioni in assenza di risultati”.

“Quando i calciatori decidono che non c’è più feeling, non c’è niente da fare. È una cosa che può accedere consciamente o inconsciamente, alcune volte il feeling non inizia nemmeno. Quando la situazione trascende, l’allenatore può avere un contratto di 6 mesi, 2 anni, 3 anni, ricco o meno ricco… purtroppo o per fortuna funziona così”.

‘Fiorentina, il ribaltone in panchina un bagno di sangue’

Vanoli è arrivato la settimana antecedente alla sosta, ma cambia poco, la Fiorentina doveva comunque preparare questo ribaltone, sapendo che le costerà un bagno di sangue. Oggi i contratti di 3 anni non andrebbero fatti, perché quando pensi di prendere il migliore, e alla fine dimostra di non esserlo, anzi si dimostra il peggiore della stagione per il contributo dato, non è corretto pensare che debba rinunciare, troppo semplice dimettersi coi soldi degli altri. I contratti oggi dovrebbero essere al massimo di 2 anni”


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