Una sconfitta assolutamente ribaltabile, ecco perché gioca Pablo Marì. Ranieri e De Gea tengono in vita la Fiorentina. Scelta discutibile su Kean, ora Dodô…

La Fiorentina perde a Siviglia contro il Betis, ma di misura, e vede rimanere quasi intatte le possibilità di conquistare la terza finale consecutiva di Conference League. Al ritorno, infatti, senza l’inferno ostile del Benito Villamarin, la Viola potrà giocarsi le sue chance.
Alla fine, la sconfitta di misura sembra il risultato più giusto, analizzando le occasioni create dalle due squadre, ma la compagine gigliata, a parte i primi 10 minuti nei quali era lecito aspettarsi una partenza bomba degli spagnoli, ha sempre tenuto botta agli avversari.
L’analisi delle prove di alcuni dei singoli
I migliori tre della partita di Siviglia, lato Fiorentina, sono senza dubbio Gosens, Ranieri e De Gea. Il primo ha subito, come tutta la difesa, le giocate del brasiliano Antony (in prestito al Betis dal Manchester United), ma ha rappresentato una spina nel fianco costante della difesa andalusa per tutto l’arco della partita. Non a caso l’assist per il goal di Ranieri è arrivato proprio dal suo piede sinistro.
Il capitano (col suo goal) e De Gea (con una parata mozzafiato ad inizio secondo tempo) sono invece i due calciatori che hanno tenuto in vita la Viola in vista del ritorno. In difesa Comuzzo è da rivedere. Farà una grande carriera, ma ci auguriamo che, nel presente, cesseranno i mugugni di tanti tifosi viola all’annuncio delle formazioni in campionato che vedono sempre titolare Pablo Marì.
Peccato davvero per l’infortunio di Cataldi, forse meno talentuoso di Adli, ma meglio come equilibratore rispetto al francese. Meno peggio del solito Fagioli, ancora però lontano parente del giocatore visto appena arrivato a Firenze, mentre positiva ancora una volta la prova di Mandragora, doppio protagonista nell’azione del goal gigliato. Primo per il lancio illuminante per Gosens e secondo per aver chiesto a Ranieri di salire (il difensore ha seguito il consiglio dell’ex Torino ed ha messo dentro).
Si è disimpegnato discretamente Parisi nell’insolito ruolo di esterno a tutta fascia, a destra, mentre più di un interrogativo lascia la scelta di Palladino di aver impiegato Kean per un solo tempo. La spiegazione a fine partita di averlo fatto come premio per chi si era allenato regolarmente nei giorni precedenti tiene e non tiene in una gara importante come una semifinale di andata di un trofeo internazionale.
Aspettando Dodô
Ora la Fiorentina attende il recupero lampo (che avrebbe del prodigioso) di Dodô, operato di appendicite soltanto venerdì scorso. Con lui e Gosens sulle due fasce al ritorno, le speranze viola di qualificazione alla finale di Conference League sarebbero alimentate da due stantuffi e grimaldelli ugualmente instancabili.