Ci siamo. E’ la notte che Firenze sognava da tempo, la finale, che potrebbe riportare un trofeo, che potrebbe riportare la Fiorentina in Europa League, che potrebbe coronare questi quattro anni di presidenza Commisso e questi due di gestione Italiano. Andrà vissuta come se fosse l’unica finale, senza pensare a Praga, senza pensare ad una seconda possibilità. Perché poi l’amarezza, in caso di doppio ko, potrebbe essere tanta, troppa.

Questa Inter, chiaramente più forte sulla carta, può essere domata, può essere battuta, come dimostrano gli scontri diretti in campionato. E poi, come si dice sempre, in una finale secca anche chi parte svantaggiato ha qualche chance in più. Su due gare invece (lo dimostra la sfida con il Basilea), meno, i valori alla fine vengono fuori. Può capitare di inciampare una volta, come accaduto ai viola nella gara di andata con gli svizzeri, difficilmente due.

E allora la cornice dell’Olimpico, con il settore viola completamente esaurito, con quella adrenalina pre gara che si sente nell’aria da giorni, può contribuire a rendere speciale la serata di oggi. Italiano la formazione l’ha scelta, i dubbi sembrano davvero pochi. Ma potrebbero essere importanti anche i cambi, soprattutto se la gara dovesse durare più di novanta minuti. E allora Kouame, Jovic, ma anche Duncan, Sottil, potrebbero diventare armi importanti.

Firenze è pronta, aspettava questo appuntamento da troppo tempo per permettersi di avere paura, di temere l’Inter. I nerazzurri, che nell’ultima partita di campionato contro il Napoli hanno dimostrato un po' di nervosismo (che la finale di Champions metta già pressione?), stanno sicuramente bene, hanno sicuramente tante frecce al proprio arco, ma come tipologia di gioco concederanno poco ai viola. E allora occorrerà giocare la partita perfetta, con poche sbavature, con la concentrazione sempre altissima, con la cattiveria e l’agonismo dimostrato in questi ultimi tre mesi di stagione.

Una bella fetta d’Italia tiferà Fiorentina, per Italiano è l’appuntamento più importante della sua giovane carriera da allenatore. Per Commisso la prima di due finali conquistate meritatamente e con grandi sacrifici. Giocarsela, rimanere in partita, mettere paura all’Inter: questo l’imperativo. Poi se sarà vittoria ancora meglio. Perché alla fine contano i trofei e poco altro. Non c’è più Batistuta, uno che quando vedeva nerazzurro gonfiava sempre la rete. Ma c’è Gonzalez, argentino come lui, che freme dalla voglia di regalare ancora una serata indimenticabile. Questa volta sarebbe storia.


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