Non chiamatelo "il nuovo Chiesa", perché è tutt'altro giocatore. In comune con l'ex 25 viola, Riccardo Sottil ha solo il percorso che dalle giovanili della Fiorentina lo ha portato fino alla prima squadra. Ed è proprio lì che ora vuole rimanere, piazzare le tende senza più toglierle almeno per i prossimi dodici mesi. E c'è da pensare (e da sperare) che anche la dirigenza viola veda le cose allo stesso modo.

L'anno scorso, prima dell'infortunio, a Cagliari Sottil ha dimostrato di essere giocatore vero. O almeno, vista la giovane età, di poterlo diventare a patto che gli vengano dati spazio e fiducia. Perchè in fondo, se ci pensiamo, chi sarebbero stati Bernardeschi, Chiesa e Vlahovic senza un allenatore che credesse in loro e cominciasse a mandarli in campo con regolarità?

Il talento può esplodere all'improvviso, ma ha uno spasmodico bisogno di essere continuamente alimentato. I tifosi viola invece, di Sottil, hanno in mente soltanto frammenti di finali di partite, sprazzi troppo brevi e contenuti per poter capire davvero che giocatore fosse. E pensare che quando era sceso in campo, senza incidere, era stato accusato di essere altezzoso, presuntuoso, di sentirsi già arrivato.

Ma ormai è il passato. Il ritiro di Moena ha dato risalto alle capacità di Sottil, e i tifosi viola hanno cominciato a vedere in modo diverso quelle poche apparizioni di qualche anno fa. Perché il ragazzo nato a Torino qualcosa di buono l'aveva già messo in mostra, ma si era perso in un contesto che per lui era solo nocivo. Ora le cose sono cambiate, e Sottil può davvero diventare un punto di riferimento per la nuova Fiorentina. Una boccata di gioventù e qualità in un ambiente che ne ha disperatamente bisogno, ma una raccomandazione è d'obbligo: ci vogliono pazienza, fiducia e nessun paragone con chi la maglia viola, probabilmente, l'ha già dimenticata.


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