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Daniele Pradè
Daniele Pradè. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Parliamoci chiaro, ai blocchi di partenza nessuno si sarebbe immaginato una Fiorentina ultima in classifica dopo sedici giornate. Una volta consumato il disastro inaspettato, inevitabilmente affiorano le molteplici cause, a partire dalla gestione societaria passando per il lavoro di mister Pioli su una rosa tanto incompatibile con le sue idee quanto mal organizzata. Tutto questo, inevitabilmente, ha un legame con il surreale calciomercato condotto dal club nell’ultima estate.

Un mercato con troppi problemi

Sono evidenti i problemi di costruzione della squadra, dove la logica non ha prevalso nelle scelte cruciali. A cominciare dalla base, dalla necessità più impellente, ovvero la sistemazione minuziosa di ogni reparto. E invece no: la difesa non è stata registrata, lasciando il pacchetto -già inadatto per modulo e qualità complessiva- invariato, il centrocampo è stato mischiato senza costruire un’idea secondo precise caratteristiche, l’attacco non ha centralizzato il gioco sul proprio centravanti, pretendendo di incastrare coppie difficilmente conciliabili.

Ma uno li batte tutti

Ma il peccato originale numero uno è l’eliminazione a prescindere di una risorsa offensiva troppo importante. Com’è possibile concepire nel calcio dell’ormai 2026 una squadra competitiva senza esterni/ali? Sono giocatori fondamentali, capaci di creare superiorità numerica e di aggiungere soluzioni, interpreti su cui si può fare leva soprattutto in situazioni di confusione. Permettono di evitare di passare sempre per vie centrali, di risultare meno prevedibili, di incidere di più in attacco. Concetti talmente tanto basilari che prescindono alcune fasi della gara. Eppure la Fiorentina ha scelto di eliminarli, di rinunciarci. Il risultato? Il ritorno a un modulo con gli esterni, anche ultra-adattati (e comprensibilmente) pur di schierarli.

L’imperativo principale per gennaio

Ora, con l’arrivo di Paratici potranno cambiare le gerarchie all’interno dell’area tecnica. Ma le aspettative sulla famigerata rivoluzione a gennaio restano molto basse, difficilmente un mese di mercato potrà cambiare drasticamente l’intera squadra. Ma si faccia almeno il minimo indispensabile: la Fiorentina si procuri almeno tre esterni offensivi per aggiungere una soluzione di necessario rinnovamento per la sopravvivenza in categoria.


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