Ci siamo quasi all'inizio della stagione. La squadra no, o magari c’è già. Dipende dai punti di vista. Per i dirigenti della Fiorentina, manca qualcosa per chiudere il cerchio, ma non troppo. In fondo, tutto, cambia a seconda degli obiettivi. Commisso dopo Ferragosto tornerà in Italia, prima nella sua terra nativa poi a Firenze. Con un Ribery in meno, con un Milenkovic in meno, con un Vlahovic ancora sulla graticola. C’è Gonzalez in più, che speriamo davvero faccia la differenza, poi più o meno la squadra di sempre. Che avrà dei cambiamenti, ma che in linea di massima non subirà rivoluzioni.

Adesso, prima delle entrate, le uscite. Questo l’input dato a Pradè, che lavora in silenzio come non mai. Nessun volo pindarico, nessuna fantasia particolare, una Fiorentina molto terrena quella che sta nascendo e che, speriamo, ci possa sorprendere. Come tutte le cose che nascono con i riflettori spenti, in punta di piedi. Sono passati due anni dalla presentazione ‘americana’ di Ribery, da Montella al centro di New York a fianco di Commisso, da una città che sognava ad occhi aperti. Le cose non sono andate esattamente come in tanti speravamo.

Adesso si è scelta una strada diversa, meno spettacolare, meno pirotecnica. Speriamo più tecnica, più concreta. La risposta arriverà presto dal campo, fin dalla prima partita di campionato contro la Roma. Italiano può sorprendere fin da subito. Chissà che non sia la volta buona. Questa estate, dopo la turbolenta separazione con Gattuso, è stata normale, nel senso di profilo tenuto basso. Ma, in fondo, la normalità è proprio la cosa che manca da più tempo. Un'annata normale, senza capitomboli, senza stravolgimenti, senza colpi di scena inaspettati forse, oggi, la firmeremmo.


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