Le risposte fasulle a cui ci ha abituati la Conference e la leggenda buonista dei passetti in avanti

Al quarto anno nel purgatorio della Conference, forse perfino in una città calcisticamente sempre meno pretenziosa come Firenze, ci si è resi conto di quanto ciò che vediamo il giovedì sia da prendere estremamente con le molle, sugli aspetti negativi ma soprattutto su quelli positivi. Dopo stagioni di falsi miti, in cui Kouame poteva perfino sembrare un attaccante 'da corsa' per traguardi importanti o dove Ndour passa da apparire come un piccolo Pogba, spezzando le reni dei terribili Polyssia e Sigma Olomuc, ad esser sostituito quasi per disperazione la domenica dopo in campionato, forse si sta mettendo a fuoco l'obiettivo.
E' una coppa tossica in questo senso la Conference, almeno per chi non sa guardare oltre l'orticello di casa Fiorentina e non riesce a usare i giusti parametri di giudizio. In tal senso, conforta la relativa glorificazione di un 2-0 brutto e faticoso come quello di giovedì alla formazione ceca. Per quanto poco ci si possa turare il naso in queste condizioni, pur sempre successo con mille campanelli d'allarme resta. E che rischia di restare effimero senza una vera controprova domani contro la Roma. Ci prendiamo questa vittoria ‘aspirinosa’, accompagnata dalla classica leggenda buonista dei passetti in avanti. Ennesimo luogo comune alimentato da una coppa su cui in questi anni si son basati fin troppi giudizi e scelte.