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Roberto Goretti
Roberto Goretti. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

In casa Fiorentina, il ko contro il Verona ha fatto venire i nodi al pettine, oltre a rendere la lotta salvezza un’impresa già a dicembre all’apparenza disperata (ma non impossibile, si veda proprio il Verona stagione 2022/23, fermo a soli 5 punti alla 15esima giornata). Le voci di richieste di partenza dei giocatori- seppur probabilmente da ridimensionarsi in un semplice “guardarsi intorno” da parte dei procuratori in caso di mala parata- hanno un triste fondamento nell’immagine di un gruppo squadra diviso e sfilacciato, davvero poco propenso nel calarsi in una dinamica di lotta salvezza che nessuno pensava dovesse capitargli.

Una lotta salvezza non preventivata. E ora… il mercato

In questo, sperando nel frattempo di iniziare finalmente ad arginare l’emorragia di punti anche solo con un episodio favorevole, l’avvicinarsi della finestra di mercato di gennaio pone la società viola di fronte alla possibilità –e all’onere– di compiere scelte decise su chi far entrare, chi confermare e chi sacrificare. L'obiettivo deve essere ridisegnare una rosa non solo travagliata da dissidi interni, ma anche rivelatasi troppo incoerente dal punto di vista tattico e davvero complicata da amalgamare.

Troppe questioni da trattare. E un unico obiettivo poco coerente

I punti in sospeso sono tantissimi ed è difficile anche capire a cosa dare priorità. Ridisegnare la squadra per rendere davvero praticabile un cambio di modulo e un ritorno a quattro dietro deve premettere una decisione condivisa in tal senso da tecnico e uomini di mercato della Fiorentina, che nel caso sarebbero chiamati a una vera rivoluzione. L'organico è troppo affollato di centrali difensivi e di centrocampisti, ma privo di qualunque esterno offensivo. Il nome di Diego Coppola del Brighton, uscito in questi giorni, non sembrerebbe andare in questa direzione: l’ex Verona è un profilo molto interessante che sta trovando poco spazio in Inghilterra, ma le sue caratteristiche e il suo storico lo presentano più come sostituto (o alternativa) per la casella di perno della difesa a tre, o eventualmente come terzo di sinistra.

Anche l'attacco è pieno di problemi

Con o senza un cambio di schieramento di partenza, davanti è ormai evidente che l’idea puntare su delle coppie d’attacco con l’attuale reparto si sia rivelata disastrosa. Tralasciando la situazione di Dzeko (il giocatore in campo manda segnali veramente preoccupanti sul suo esser ancora un atleta spendibile a livelli medio-alti), i maggiori investimenti della scorsa stagione, Kean e Gudmundsson, non hanno mai trovato un’intesa accettabile in campo, nemmeno l’anno passato, e appaiono sempre più incompatibili sotto svariati aspetti. Mentre il più costoso acquisto dell’ultima estate, Piccoli, pare schiacciato dalla situazione e dalle annesse aspettative legate al prezzo del suo cartellino, senza riuscire a trovare né continuità di impiego né, soprattutto, serenità. Tre giocatori importanti, ma verso i quali appare necessario prendere delle decisioni per il bene di tutti. Perché all’oggi si sta parlando di giocatori, loro come altri, non utili alla causa e perfino controproducenti.

Una società a cui mancano le caratteristiche per fare bene

Valutare bene cosa fare con queste e altre situazioni (ad esempio: decidere se puntare o meno su Comuzzo o capire se esista la possibilità e la volontà di utilizzare insieme Nicolussi Caviglia e Fagioli) però è un qualcosa che presuppone assunzioni di responsabilità e conseguenti scelte. Qualcosa che alla Fiorentina manca da tantissimo tempo, forse anche perché a tutti i livelli della catena di comando la prassi è sempre stata arrangiarsi in conto proprio. La sinergia tra le componenti di una club di calcio non è un’idea vaga, ma una componente essenziale nel buon funzionamento anche sul campo della squadra.
 


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