Dicesi hater colui che fa utilizzo di espressioni d’odio per discriminare o screditare un’altra persona in pubblico, sollecitando anche le sanzioni di altri soggetti. Ecco, fino a non troppe settimane fa, Vincenzo Italiano è stato bersaglio di un’aspra critica, troppo spesso ingiusta e che, oltretutto, si è rivelata poi del tutto infondata. Perché se la Fiorentina ha ripreso vigore vincendo tutte le sfide delle ultime sette, fra campionato e coppa, una (gran) parte del merito non può che risiedere nel suo allenatore.

La Fiorentina arriva infatti alla sosta con (soli) quattro punti di distanza dal settimo posto, quando ancora al 27 febbraio scorso aleggiava il timore di andare a Verona per giocarsela con la terzultima. Nel mese di aprile, inoltre, i Viola si giocheranno letteralmente la storia, tentando di strappare il doppio pass nelle Coppe. Da una parte, archiviando (magari già all’andata) la pratica Cremonese e dall’altra, superando senza troppi strascichi il doppio confronto con il Lech Poznan. Due avversari, almeno sulla carta, fattibilissimi per questa squadra.

Chi l’avrebbe mai detto allora che la Fiorentina, all’inizio della primavera, si sarebbe ritrovata in una così rosea situazione? Certamente non i tantissimi critici di Italiano, accusato da molti di essere il primo colpevole del naufragio di una squadra che appena un anno fa stupiva l’Italia. Ma cosa si può dire a un tecnico, che oltre alle idee di un calcio moderno e propositivo, ha cambiato faccia ad una formazione orfana dei suoi vecchi punti di forza. Affiancare Mandragora ad Amrabat sembra essere stata la soluzione vincente, quella che ha ridato un senso all’impiego del marocchino, liberando così un terzo centrocampista alle spalle della punta. E poi c’è proprio lui, il tanto agognato centravanti, quell’Arthur Cabral che ha segnato quasi quanto Osimhen nell’ultimo periodo e che è stato scelto, direttamente da Italiano, per sistemare il problema del gol.

Quindi, cari hater, siete ancora convinti che il “problema” della Fiorentina fosse il suo allenatore? Lo stesso che, la passata stagione, aveva preso una squadra dalle ceneri e l’aveva ricondotta in Europa dopo sei anni? E che, a distanza di mesi, la sta continuando a trascinare in tre competizioni a ritmi, appunto, “europei”? Se è pur vero che i momenti negativi non sono mancati in questa stagione, adesso è anche arrivato il tempo di sottolineare (e forse anche ringraziare) l’operato di un tecnico che non solo ci sa fare. Ma alla sua squadra ci tiene davvero. Guardare come “vive” le partite da bordocampo è un ottimo modo per comprendere anche questo aspetto di Vincenzo Italiano. Colui che sta riportando grande la Viola e che potrebbe – chissà - anche aprire un ciclo di nuovi, inaspettati successi.

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