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Amaro, quasi sconsolato il commento del giornalista Alberto Polverosi alla partita di ieri sulle colonne del Corriere dello Sport-Stadio. Queste alcune parti del suo pensiero dopo il match della Fiorentina contro il Puskas Akademia

"(…) Un risultato grandioso e soprattutto incredibile perché non c’entra niente con la partita che si vede nel piccolo stadio ungherese. Tanto che viene da chiedersi a cosa gioca la Fiorentina. Forse a palla ferma, a palla spenta, a palla agli altri, di sicuro non a calcio. Sul campo che porta il nome di Puskas la prima ora della squadra di Palladino è stata un oltraggio al campione magiaro. Un tiro-cross di Kean, una pallonata in curva di Martinez Quarta e i ragazzi dell’Akademia fermati dalle gigantesche parate di De Gea. I viola avevano giocato male contro il Venezia, stavolta peggio. 

Hanno costruito forzatamente dal basso due volte, nella prima occasione fallo di Pongracic (un disastro) con ammonizione e punizione rischiosa, nella seconda errore di Ranieri e parata di De Gea. Ma se la fase difensiva è stata una pena, quella offensiva ancora peggio. Non si è capito che partita avesse in testa Palladino, giorni fa parlava di mancanza di identità, qui manca tutto, idee, grinta, corsa. Ora il mercato sta facendo i suoi danni, ma questa partita va ben oltre l’arrivo ritardato (e per ora solo previsto) di certi giocatori. 

Ieri la Fiorentina era un insieme di niente. Male dietro e male in mezzo dove Amrabat (va? resta? intanto gioca sempre) e il giraffesco Richardson seguono il gioco senza quasi mai afferrarlo. L’impressione è che Palladino non abbia nemmeno iniziato il suo lavoro, che tutto il ritiro e tutte le amichevoli siano state tempo perso. C’è da sperare nel debutto rapido di Gudmundsson, perché a guardare Ikoné (terzo anno fallimentare: ma si può?) e Sottil alle spalle dell’isolato Kean c’era da star male. Mai uno spunto, una giocata, un tentativo. (…) Era il 98° compleanno del club viola, la festa è cominciata in Ungheria e si è prolungata qui da noi: in Europa restiamo in otto".


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