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David De Gea
Il portiere David De Gea. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

La grande costante dello scorso anno e mezzo della Fiorentina è stata il rendimento ben sopra la media di De Gea: un portiere con un curriculum e un palmarès che parlano da soli, arrivato a Firenze dopo un anno di inattività, rapendo sin da subito i tifosi con la miriade di parate e salvataggi che hanno in larghissima parte contribuito al sesto posto dell’anno scorso. Eppure, contro il Sassuolo, anche l’ultimo baluardo di questa rosa è venuto meno e, francamente, era inevitabile.

L'ultima tappa del declino

Il discorso è stato fatto per tutti e 4 i pilastri dello spogliatoio viola, nessuno dei quali ha ancora saputo rendere sul campo la migliore versione di sé stessi: Gosens - per via dell’infortunio, anche se le sue prestazioni non avevano certo brillato -, Gudmundsson – forse per il processo? Eppure con la Nazionale gioca eccome -, Kean – che senz’altro ci prova, ma che fatica a calarsi appieno nella dimensione di ‘squadra’, volendo un po’ ergersi a eroe – e per ultimo De Gea. Tutti caduti vittima di un ambiente malato dentro, che necessita di una rifondazione decisa, in un discorso che non si ferma solo a quanto si vede sul rettangolo verde. 

Vulnerabilità

Ciò che però fa specie, appunto, è che col Sassuolo si è visto un De Gea ‘vulnerabile’, quasi rassegnato sul 3-1 di Konè, come mai lo avevamo visto prima d’ora a Firenze. Ma, come già detto, era inevitabile. Certo, oggi l’ha persa anche lui con i due errori sul primo e sul secondo gol, ma non si può pretendere che ogni domenica sia lui a mettersi il mantello e a salvare la squadra (e infatti quest’anno non ci sta riuscendo). È anche normale che, se ti arrivano tutti quei tiri ogni partita, prima o poi anche il migliore dovrà cedere: tutto questo tenendo comunque conto di ottime prestazioni già fatte vedere in questa stagione, che però quest’anno, a differenza dello scorso, non sono bastate per salvare il risultato.

Rifondare dai pilastri

Ebbene, il calo di De Gea rappresenta veramente l’aver superato l’ultima spiaggia, l’aver demolito l’ultima certezza rimasta. La strada davanti a questi giocatori per la salvezza è molto, molto più ardua di quanto si possano immaginare. Per iniziare da capo, però, sarà necessario ritrovare al più presto i propri cardini: in sostanza, servirà certamente ritrovare il miglior De Gea, ma al contempo servirà ricostruire da capo l’ossatura della squadra che gli sta davanti. Altrimenti saremo da punto e da capo, e non c’è più tempo per lasciarsi andare.


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