Errare è umano, cambiare è intelligente e finalmente Vanoli l’ha capito. Il precedente di Palladino da prendere ad esempio

Errare è umano, perseverare è diabolico, cambiare è intelligente. E Paolo Vanoli, oggettivamente, c’ha messo un po’ troppo a capire quale fosse l’abito migliore per la sua Fiorentina. Quella difesa a quattro che, finalmente, contro l’Udinese s’è vista dal primo minuto e che si spera verrà confermata a Parma e poi nelle partite successive.
Un altro modulo, un’altra Fiorentina
Che la difesa a tre fosse un problema, ormai, l’avevano capito anche i muri. Troppo fragile, troppo scoperta a fronte anche d’un centrocampo non in grado di sostenerla, infilata sempre e comunque da qualsiasi avversario. Se a questo s’aggiungono le prestazioni indecenti di Ranieri, Pongracic e Pablo Marì, ecco che i risultati sono quelli che abbiamo visto da agosto ad oggi. Difficile giudicare la partita con l’Udinese, inevitabilmente condizionata dall’immediata espulsione di Okoye, ma l’impressione è che con la difesa a quattro la squadra abbia mostrato una maggiore solidità. La riprova, inevitabilmente, l’avremo già sabato al Tardini.
L’esempio di Palladino
Palladino è il passato e non è questa la sede per discutere il dualismo tra chi lo rimpiange e chi no. Però una cosa si può dire: l’attuale tecnico dell’Atalanta, la scorsa stagione, ebbe l’umiltà di fare un passo indietro rispetto alle sue certezze e cambiare. Palladino capì che la squadra non aveva le risorse per giocare a tre e non a caso, quando passò alla linea a quattro, cominciò il periodo d’oro della sua Fiorentina. La partita con la Lazio, vinta grazie a due rigori ma giocata nel complesso bene, segnò l’inizio di qualcosa di bellissimo. Speriamo che la vittoria di domenica con l’Udinese possa portare gli stessi risultati.
