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Coppa Conference

Quattro anni di conferenze stampa tutte uguali, dove l'allenatore e il calciatore avversario di turno ripetono le stesse cose. “Sappiamo che la Fiorentina è una squadra forte, per noi affrontarla è un onore e daremo il massimo per provare a fare risultato”. Potremmo fare il copia incolla da qui ai prossimi mesi e saremmo sicuri di non sbagliare. E' la Conference League, il solito mediocre ritornello che va avanti dal 2022. 

Una coppa per nascondere la polvere

Una competizione che sembra quasi nata apposta per la Fiorentina e senza la quale, ricordiamolo, i viola sarebbero ancora fermi a quel famoso ribaltone subito dal Borussia Monchengladbach nel febbraio 2017 come ultima apparizione europea. Ma tant'è, ci risiamo e va rigiocata. E vista la situazione attuale, per quanto sia triste ammetterlo, forse la Conference si presenta di nuovo come l'occasione per salvare la stagione, anche se siamo solo a ottobre.

I soliti discorsi

E allora via con la seconda partita della fase campionato, quantomeno un piccolo upgrade rispetto al modesto (e battuto a fatica) Sigma Olomuc. Contro il Rapid Vienna, vista anche l'assenza di Kean, sarà la volta di Piccoli e magari Gudmundsson, e della solita storia del gol che li possa sbloccare. A dire la verità né l'islandese dopo la rete al Polyssia, ne l'italiano dopo quella al Sigma, hanno trovato grande continuità. 

Conta la domenica

Il motivo è presto detto: la Conference non può costituire un metro di valutazione. No, neanche se si affrontano squadre con un barlume di credibilità come Rapid Vienna o Mainz. La Serie A è un'altra cosa, ed è lì che la Fiorentina deve dare risposte. Vincere domani per continuare bene in coppa (ci mancherebbero solo i playoff a gennaio), ma a contare davvero saranno Bologna e Inter. E quelle dopo, sperando di non arrivarci nelle medesime condizioni. 


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