Il Corriere dello Sport-Stadio racconta tra le sue pagine di un curioso episodio successo all'alba dell'era Commisso. Una sera di inizio giugno del 2019 Rocco Commisso si presentò alla cena dei tifosi del Viola Club New York, a Tribeca, con tutta la forza dirompente dell’uomo della provvidenza. Non solo aveva acquistato la Fiorentina con un’operazione lampo, e promesso progetti ambiziosi, ma pagato la cena a tutti, quando gli era arrivata all’orecchio la voce che 85 dollari a testa erano risultati troppi per gran parte dei tifosi. La gente era rimasta incantata.


Ma durante quella serata perfetta c’era stato un episodio che aveva macchiato la serenità dell’imprenditore italoamericano: quattro ragazzi, fuori dal ristorante, lo avevano invitato a scattarsi una foto dietro quella che era sembrata una innocua sciarpa viola. A caratteri cubitali c’era scritto: “Juve M…”. A Commisso quel gesto non è mai piaciuto, non perché fosse tifoso juventino, come lo è Joe Barone, come lo stesso avvocato che aveva diretto il team di legali durante le trattative. In questa storia il tifo non c’entra.


In Usa i vecchi italoamericani non vedono le squadre italiane come avversari da odiare, ma come rappresentanti del Paese d’origine. A New York negli anni ’70 si diventava juventini per spirito di rivincita. Durante le partite con gli ispanici bastava dire di essere per Juve, Inter e Milan, per far capire chi comandava in campo. L’odio non è contemplato.

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