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Moise Kean
Kean inseguito da due giocatori della Juve. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Resta sotto gli occhi di tutti come, nella partita di sabato contro la Juventus, ci siano stati barlumi di una Fiorentina diversa sotto il profilo mentale, in particolare dopo il pareggio di Mandragora. Il gol in avvio di ripresa, seppur figlio di una giocata estemporanea, è stato non solo decisivo nel riequilibrare la gara prima che scappasse di mano, ma è stato anche scintilla di accensione per i viola e, al contrario, causa di panico per i bianconeri, rimasti venti minuti abbondanti in piena apnea di fronte a un avversario capace improvvisamente di alzare la testa e i ritmi. Una risposta tale da far sentire che, seppur per uno stralcio ridotto di gara, la Fiorentina ha provato anche a vincerla. Soprattutto, e forse per la prima volta in stagione, la Fiorentina ha creduto di poterla vincere, capendo come l’inerzia della partita fosse oramai sfuggita alla squadra di Spalletti, rimasta in preda alle ansie anche nell’assalto finale.

C’è stata una reazione… seppur titubante

Tuttavia, la reazione umorale figlia del pari colto non può offuscare ciò che le due squadre hanno prodotto in campo. Lato Fiorentina, va registrato come la reattività avuta dopo il pari abbia prodotto relativamente poco in termini quantitativi e qualitativi (0.27 xG e 0.40 xGoT a partire dall’1-1, contro gli 0.94 e 0.91 della Juventus nello stesso arco di gara). E, tanto nel primo tempo quanto l’ultimo quarto di gara, i viola hanno mostrato una certa titubanza nell’approccio (tolte alcune gradite eccezioni: oltre a Mandragora, i nomi sono quelli di Kean ma anche quello di Fagioli nonostante la posizione di play basso), con frangenti di eccessivo attendismo ed errori – tecnici e di scelta – figli di paure e sfiducia nei propri mezzi, mancanze colte da Vanoli già nel primo tempo e rispetto alle quali il mister ha reagito con particolare veemenza da bordocampo.

Quella curiosa similitudine con la Juventus

Sulla conservazione finale del pareggio non può non aver inciso, almeno in parte, la sterilità con cui la Juve è alle prese da mesi, con una manovra offensiva – in curiosa similitudine con quella viola – legata agli attacchi della profondità e alla lucidità (o meno) del suo centravanti. Una sterilità tale da non aver permesso ai bianconeri di capitalizzare le sofferenze finali della Fiorentina, scesa in trincea con lo spirito giusto ma comunque rimasta soggetta a sofferenze notevoli sui duelli individuali (Vlahovic-Pablo Marì, ma anche Conceiçao-Ranieri).

I fisiologici enigmi di Vanoli

Di fondo, Vanoli è – fisiologicamente – ancora alle prese con problemi tattici ben precisi, sui quali già Pioli si era incartato (al punto di aggravarli) e che già aleggiavano su Palladino nella seconda parte della scorsa stagione. La partita con la Juve li ha confermati in toto, mostrando miglioramenti appunto solo sulla risposta mentale a queste difficoltà. In ordine sparso: l’aumento dei ritmi, ispirato e dettato dai movimenti di Kean alle spalle, è sempre poco assorbibile da una squadra che tende a perdere le distanze tra reparti con facilità; ad oggi resta aperta la questione su chi o come possa far coppia davanti con Moise (Piccoli sembra persino soffrire di soggezione nello spartirsi compiti e spazi con Kean); Fagioli sembra tanto indispensabile a sostenere l’uscita bassa pulita quanto a disagio, nonostante un rinnovato impegno, nell’accollarsi determinati incarichi difensivi; Dodô continua a essere una non-soluzione sulla corsia di destra, al punto che oggi per impegno e funzionalità Fortini e Parisi paiono essere seriamente le opzioni migliori sugli esterni.

Con lo spirito giusto, ma a caccia di maggiore equilibrio

È piacevole e in parte anche rassicurante come gli stessi giocatori, oltre che il mister, abbiano espresso il concetto “ripartire da questo spirito”, tanto ai microfoni quanto sui social. Può essere un segnale di consapevolezza delle mancanze caratteriali avute da tanti nell’attuale percorso stagionale. Sicuramente, è la base da cui ripartire per uscire dai pantani di fondo-classifica. Ma questo, senza la giusta quadratura, i giusti equilibri in campo, e nonostante valori tecnici individuali incomparabili con quelli delle altre squadre impegnate della lotta salvezza, per Vanoli e la Fiorentina potrebbe non bastare.


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