Mandorlini a FN: “La Fiorentina era al fianco di Pioli al 100% e lo è anche di Vanoli. Il mancato saluto di Ranieri? Mettere da parte i personalismi”
La Fiorentina è protagonista di una classifica sempre più disperata, ma domenica prossima contro il Verona ha l’ennesima possibilità di cogliere la prima vittoria in campionato e provare una rimonta. Prima, però, c’è l’esame Dinamo Kiev in Conference League da dover affrontare. Per parlare di tutto questo, Fiorentinanews.com ha contattato Andrea Mandorlini, ex calciatore di Inter, Atalanta, Udinese, Torino ed Ascoli e che ha allenato per cinque anni proprio il Verona.
La Fiorentina è pervasa da una crisi di gioco e di risultati che sembra non avere fine. Dal di fuori quali possono essere le possibili vie d’uscita?
“Bisognerebbe fare un risultato pieno per poter far partire la stagione. La squadra a livello mentale è bloccata, non pensava di finire mai in questa situazione. Ora riflettere su quello che poteva essere non ha senso, i giocatori devono dare di più in quanto a personalità, anche se comprendo che calarsi in questa situazione così difficile non è da tutti. Ma è diventato troppo importante fare risultato con le buone o con le cattive”.
Prima Pioli e poi Vanoli non stanno riuscendo ad incidere. Da allenatore, quanto è importante il ruolo della società per dare forza a un tecnico?
“È fondamentale il ruolo della società per dare importanza al prodotto. Ho visto che Ranieri ha rifiutato il saluto a Vanoli. Ci saranno sicuramente cose che non conosciamo, ma diventa fondamentale mettere da parte situazioni personali, unirsi, perché è troppo importante il risultato. La società credo che fosse al 100% anche con Pioli in precedenza, come lo è ora con Vanoli. Il problema è dei giocatori che devono dare di più. Sono impaurititi, hanno perso consapevolezza della propria forza. Il ruolo della società è comunque fondamentale in ogni aspetto di una squadra di calcio".
Domenica ci sarà lo scontro diretto col Verona, piazza gemellata con Firenze e che lei conosce molto bene. Chi vede favorito in una partita da dentro o fuori e perché? Quale delle due squadre ha maggiori speranze di salvezza?
“Il Verona con l’Atalanta ha giocato una grande partita, con grande intensità, ha dimostrato di essere una compagine coesa e che non ha mollato. Ha disputato una gara importante, che dà morale. Contro i viola sarà un match delicato, i valori della Fiorentina sono superiori, ma in campo ora non si vedono, mentre gli scaligeri sono uniti e lottano come giganti. Prevarranno le qualità gigliate o la voglia di combattere del Verona? Staremo a vedere”.
Prima del Verona, ecco l’impegno di Conference League contro la Dinamo Kiev. In una situazione così disperata in campionato, lei si affiderebbe ad un ampio turnover in coppa?
“Qualche rotazione la farei assolutamente, perché la partita col Verona è fondamentale. Ma il calendario della Fiorentina va visto anche come un percorso a step. Quindi, preparerei ogni partita singolarmente come fosse la più importante, anche perché in coppa puoi provare situazioni e fare dei test che varranno anche per le gare successive. Insomma, va affrontata una partita alla volta, senza dover pensare subito al Verona”.
Per concludere, le chiedo un parere tecnico su un singolo: Jacopo Fazzini. Ha giocato poco, ma quel poco lo ha fatto meglio della media degli altri. Una volta superato il guaio alla caviglia, può essere uno di quelli capaci di aiutare in maniera decisiva a far cambiare verso alla stagione della Fiorentina?
“Fazzini è un giocatore che a me piace tantissimo, ma è molto giovane e non tutti i giovani reagiscono bene alle situazioni difficili. Io conosco le sue qualità tecniche, ma ora servono anche attitudine, personalità. Lui, magari, può avere avuto già abitudine a queste situazioni all’Empoli, però ora diventa fondamentale l’apporto dei giocatori con più esperienza, da mettere al servizio dello stesso Fazzini e dei giocatori più giovani come lui”.



