"Settanta milioni per Chiesa? No, Commisso chiede qualcosa in più". Quando diceva questa frase l'amministratore delegato dell'Inter, Beppe Marotta, non mentiva. E del resto non aveva ragione per farlo. Anche perché la quotazione che la Fiorentina dà del suo gioiello è superiore a quella cifra. Abbiamo in squadra mister 80 milioni di euro e ancora non lo sapevamo. Nel frattempo qualcuno si era perso in ragionamenti e calcoli astrusi, fatti da chi vive il calcio e il mondo dell'economia in un modo del tutto particolare, poco inerente rispetto alla realtà.

Da che mondo e mondo, all'interno del nostro sistema c'è una domanda e un'offerta e c'è chi, come lo stesso Commisso, può permettersi il lusso di poter valutare i propri giocatori a suo piacimento. E per lui il buon Chiesa vale quella cifra in prima istanza, Covid o non Covid, crisi o non crisi. Del resto non c'è bisogno di vendere a tutti i costi e non c'è neanche la voglia di privarsi di un calciatore del genere. Sparare quella cifra è un po' come mandare un messaggio: una valutazione 'monstre' rispetto a quello che siamo abituati a vedere in Italia, anche per spaventare possibili guastafeste.

Se poi Chiesa, che ancora non l'ha fatto, chiederà di essere ceduto, si vedrà, ma difficilmente il magnate italoamericano potrà scendere tanto da quelle quotazioni.


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