Ve lo ricorderete tutti: Il 20 agosto 2016, a 18 anni e 10 mesi, Federico Chiesa esordisce in prima squadra in Serie A con la maglia della Fiorentina, in una prima di campionato tutt’altro che semplice: Juventus-Fiorentina. La partita finì con la vittoria dei bianconeri per 2 a 1, ma sono passati più di quattro anni da quel giorno e soprattutto sono cambiate tante cose. 

Paulo Sousa schierò nell’undici titolare un giovanissimo ragazzo, che di famoso aveva il cognome e poco più. A suon di giocate Chiesa si è conquistato la Fiorentina e poi la Nazionale, terminando la sua avventura in viola qualche mese fa. Il cambio di casacca dell’ex 25 non è andato giù ai tifosi gigliati, che stasera se lo ritroveranno contro da avversario, con quei colori addosso tanto odiati. Il bianco e il nero stanno ai tifosi della Fiorentina come il rosso sta ad un toro al centro di Plaza de Toros, famosa arena di Siviglia. 

Ma al di là della reazione di pancia che ha scaturito il trasferimento di Chiesa alla Juventus, c’è un altro aspetto da valutare. L’esterno d’attacco classe 97’ porterà nelle casse viola una cifra che si aggira intorno ai 60 milioni di euro, e di questi tempi non è poco. Tornando però all’attualità, oggi sulla panchina viola siede Cesare Prandelli, che Chiesa non lo ha nemmeno incrociato al centro sportivo Davide Astori, il quale però avrebbe tremendamente bisogno di “Chiesa diciottenne da lanciare sul palcoscenico della Serie A”. Un jolly offensivo per risolvere il problema del gol, un concentrato di vivacità da affiancare alla qualità del maestro Ribery. Ma se invece di 18 anni il jolly viola stavolta ne avesse venti? Prandelli guarda bene, se ti volti tra Saponara Duncan c’è Tofol Montiel. 

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