Vent'anni sono passati dal giorno della scomparsa di Niccolò Galli, ex talento calcistico (al momento dell'incidente giocava nel Bologna) e figlio di Giovanni. L'ex portiere e direttore sportivo della Fiorentina, su Lanazione.it, racconta commosso: "Avevo 43 anni quando è cambiato tutto. Io sono cattolico e ho chiesto al Signore come potessi fare per continuare a vivere il resto del mio tempo dopo la morte di Niccolò. Se ha risposto? Direttamente non lo ha fatto, eppure il segnale è stato inequivocabile perché la creazione della Fondazione intitolata a Niccolò è stata la strada che abbiamo tutti seguito per avere uno scopo e aiutare gli altri".

E ancora: "I momenti che mi hanno più commosso? Ci sono stati due momenti diversi, diametralmente opposti tra loro. Uno che coinvolge direttamente Nicco e il secondo indirettamente, ma che si è reso possibile grazie alla Fondazione e quindi a lui. L’intitolazione a Niccolò dei giardini dietro alla curva Fiesole. Erano i suoi giardini. Quando giocavo nella Fiorentina e mi allenavo allo stadio, Anna mi veniva a prendere con Niccolò, era piccolo, e dopo l’allenamento lo portavo a giocare proprio su quei prati. Aver scoperto quella targa è stato un tuffo al cuore. Poi la gioia di sentire nuovamente parlare un ragazzo (Marco Angelillo, ndr) che era partito, intubato dopo un drammatico incidente stradale, per essere operato a Innsbruck. Un miracolo sentirlo qualche anno dopo al telefono che mi diceva di avercela fatta con l’aiuto della Fondazione. E di Niccolò".




 










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