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Luca Toni

Durante una lunga intervista a Pro Football Podcast, l’ex attaccante della Fiorentina Valeri Bojinov ha avuto modo di spaziare tra varie tematiche della sua avventura in maglia viola, tra aneddoti e non solo.

Esordisce così l’ex calciatore bulgaro: “Se penso a Firenze la prima cosa che mi viene in mente è Batistuta. Sono cresciuto con lui, Rui Costa, Edmundo, ma anche Baggio. Batistuta però è stato una leggenda, un simbolo. Quando pensi alla Fiorentina, pensi a Batistuta”.

‘Toni leader dentro e fuori dal campo’

“Il primo anno ci siamo salvati all’ultima giornata, un campionato molto difficile in cui dovevamo lottare per ogni punto, un po’ come oggi. L’anno dopo, con Prandelli e Corvino, arrivarono giocatori come Frey, Fiore, Dainelli, Jorgensen, chi giocava giocava… Mi trovavo bene con Toni, faceva salire la squadra, giocare con una punta così mi aiutava, era facile, oggi calciatori così non ci sono. Un leader dentro e fuori dal campo, un riferimento nello spogliatoio. Era un calcio molto più qualitativo e ricco di talento”.

‘Prandelli grandissimo allenatore e uomo’

“Andavamo a cena con la squadra ogni giovedì, ci divertivamo, ma la domenica nessuno poteva dirci niente, siamo arrivati quarti. Un gruppo fantastico, meraviglioso, si rideva e si stava insieme. Corvino si inca**ava perché uscivamo e Toni gli diceva: “Non ti preoccupare, c’è Luca Toni, ci penso io. Finché la barca va…”. Quell’anno fece 30 e passa gol. Prandelli era un grandissimo allenatore, un vero condottiero. Un grande uomo, sapeva stare con i calciatori, col gruppo, nel bene e nel male, e sapeva gestire i giocatori. La Fiorentina dimostrò sul campo ottenendo risultati, il merito di Prandelli è stato veramente enorme”.

“Alla fine del campionato, arrivati quarti, volevo giocare in Champions League, ma c’è stata la bufera di Calciopoli. Mi si presentò la possibilità di andare alla Juventus, in prestito, anche se non sapevamo in che categoria… e non ho potuto dire di no, con tutto il rispetto per Firenze e la Fiorentina, che prese un fenomeno come Adrian Mutu. Quando sono tornato a Firenze l’anno dopo l’aria pesante in ritiro e sono andato al Manchester City”.

Infine racconta: “Una volta dovevo andare a Milano, all’Inter, però sono andato contro Andrea Della Valle, quando il trasferimento era tutto fatto prima di Fiorentina-Chievo. Sono andato faccia a faccia con lui dicendogli cose che non dovevo dire ed ho sbagliato, da quel momento sono stato punito, messo fuori rosa e ad allenarmi e giocare con la Primavera. Mi sono comportato in maniera non professionale col presidente”.


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