Grazie, presidente Commisso, di avermi dato 2 in pagella dai microfoni di Radio Bruno. Lo affermo senza ironia. Vede, dare un voto, anche se brutto (forse non l’ho mai preso neppure al liceo) è comunque segno di considerazione. Significa che lei ascolta ciò che dico e legge i miei articoli. Esattamente come io seguo ogni sua esternazione.

Entrambi raramente condividiamo le tesi dell’altro, ma questo non è importante. Magari i miei ragionamenti servono a lei per consolidare le sue convinzioni e viceversa. Oppure può verificarsi qualche caso in cui le nostre tetragone certezze rischiano di vacillare di fronte alle argomentazioni dell’altro. Si chiama confronto ed arricchisce, sempre e comunque, chi lo pratica. La sua attenzione nei miei confronti è un segnale di considerazione, l’opposto dell’indifferenza.

Ed è proprio l’indifferenza che è esiziale in un rapporto. Una squadra di calcio e il suo presidente suscitano emozioni, scatenano passioni. Le mie critiche, talvolta anche dure (ma sarebbe corretto ricordare anche le difese a spada tratta) nei confronti della Fiorentina e dei suoi dirigenti sono un atto d’amore. Altrettanto il 2 in pagella che lei mi ha rifilato e che conserverò fra le piccole grandi soddisfazioni che il mestiere di giornalista mi ha riservato. Mi stia bene, presidente.

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