​​

Vanoli De Rossi

Il 26 maggio 2019 il Franchi viveva una delle sue partite più surreali: di fronte Fiorentina e Genoa, entrambe a rischio retrocessione, in 90 minuti intrisi di timore nel cadere nel baratro della Serie B, dove a farla da padrone fu proprio il non-gioco. In contemporanea, l’Empoli perdeva 2-1 contro l’Inter, con gli azzurri condannati alla retrocessione in cadetteria e la conseguente salvezza della Fiorentina. Oggi, a distanza di sei anni e mezzo, le due squadre si ritrovano per un’altra sfida ‘dei bassifondi’, stavolta però a Marassi, e con presupposti (leggermente) differenti.

Salvi per un pelo

Allora, fu definita la “partita della paura”, ed effettivamente era quello che si respirava nell’aria: uno 0-0 scialbo, un secondo tempo ai limiti del penale, e una salvezza raggiunta per il rotto della cuffia. Oggi, all’undicesima giornata di Serie A, le due squadre si trovano ancora più in basso rispetto a sei anni fa, con la Fiorentina che addirittura non ha ancora vinto una partita in campionato. L’arrivo di Vanoli, però, ha portato una ventata d’aria fresca a Firenze, e sta crescendo l’entusiasmo per l’ex tecnico granata: fermo restando che, essendo arrivato in questi giorni, non potrà certo cambiare molto in vista di Genova. Non che ne abbia troppo bisogno, visto che lui stesso predilige il 3-5-2 come modulo: il cambio più importante sarà quello nella mentalità, più che nella tattica.

Il primo, enorme, passo

Di fronte, oggi, non ci sono due squadre impaurite. O meglio, il Genoa sembra aver preso il via dopo la vittoria esterna a Sassuolo, e ora dovrà dare continuità anche in virtù dell’arrivo del nuovo tecnico De Rossi, altro grande motivatore al pari di Vanoli. È la Fiorentina, dal canto suo, che dovrà scacciarsi di dosso quella paura che tanto somiglia a quella di 6 anni fa: per evitare lo stesso pericolosissimo epilogo scansato per miracolo nel 2019, la partita di domani si configura come una prima, pesantissima, pietra miliare nel percorso di rinascita.
 


💬 Commenti