“Con la difesa a quattro si scivolava poco, eravamo troppo larghi con i centrali. I giocatori in testa hanno le loro conoscenze e non volevo dare nessun tipo di alibi. Ma la difesa a tre o a quattro è un falso problema, l’importante è che quando si ha il possesso della palla si cerca di costruire e di andare in profondità”. 

Sono queste le parole di Cesare Prandelli dopo la partita contro il Sassuolo. Il tecnico di Orzinuovi ha infatti rispolverato una Fiorentina Iachiniana’, riproponendo un undici in campo molto simile a quello visto nelle prime uscite dei viola in questa stagione. 

Partendo dalla difesa: linea a tre, con il terzetto collaudato CaceresPezzella Milenkovic. Sugli esterni il solito Biraghi e la sorpresa Venuti. Gara attenta e senza sbavature in fase difensiva; guai a chiedergli qualità nelle giocate dalla metà campo in su. 



Centrocampo a tre con Amrabat ‘regista’ di fatto, o quantomeno mediano d’interdizione, termine che forse più gli si addice. Castrovilli Bonaventura completano la linea mediana, ma da entrambi ci aspettiamo qualcosa in più. Il numero 10 della Fiorentina è lontano parente del giocatore che ha incantato Firenze con la qualità. L’ex Milan invece è ancora alla ricerca della miglior condizione. La continuità è la chiave giusta per rivedere il buon vecchio ‘Jack’. 

In attacco Prandelli continua a dar fiducia a Vlahovic, cosa che Iachini non aveva fatto. La continua girandola di chance tra il serbo, Cutrone Kouame sembra ormai finita, ma accanto al classe 00’ c’è ovviamente Ribery, schierato nel ruolo di mezzapunta, visto che nel tridente fatica ad esprimere le sue qualità. Cesare fa un passo indietro, mette da parte le sue idee tattiche e va sul sicuro. Scelta saggia, di un uomo intelligente che non punta i piedi come in tanti hanno saputo far prima di lui sulla panchina viola. 

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