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Una corsa sotto la tribuna del Franchi per celebrare quello che, al momento, sembra avere tutti i contorni del sigillo più importante della sua carriera. E poi l’indice della mano sinistra puntato sul polso opposto a simboleggiare che quell’orologio che per tanto tempo aveva ritardato il suo rientro in campo ha davvero battuto l’ora giusta. La più bella. Quella che si è da poco messo alle spalle sarà una notte che difficilmente Riccardo Sottil riuscirà a dimenticare.

E non solo per il digiuno da gol che l’esterno ha interrotto dopo 452 giorni d’attesa ma anche perché il piattone all’angolino che giovedì al 78’ ha capovolto i destini del quarto di finale di Conference contro il Lech Poznan ha tutto il sapore della definitiva rinascita. Ovvero l’ultimo step che il classe ’99 sperava di imboccare, dopo il ritorno nella formazione titolare contro lo Spezia a oltre cinque mesi dall’infortunio alla schiena che lo aveva costretto prima all’operazione e poi a un successivo tunnel di negatività senza via d’uscita.

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